Siamo in un regime sanitario? Viviamo in una dittatura sanitaria? Da più parti si grida al “golpe sanitario” con riferimento alle ultime decisioni del governo volte a fronteggiare l’emergenza Covid e l’aumento dei contagi. Sotto accusa soprattutto l’obbligo delle mascherine anche all’aperto, e la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio 2021. Con il premier Conte che ha “invitato” le persone ad indossare le mascherine e a rispettare le distanze anche in famiglia. Abbiamo fatto il punto della situazione con il giornalista Toni Capuozzo, noto inviato di guerra, ma soprattutto autore del libro “Lettera da un Paese chiuso- Storie dell’Italia del coronavirus” una raccolta di testimonianze, pensieri, appunti, raccolti durante il locdown.
Si fa sempre più strada nel Paese la convinzione di vivere in una dittatura sanitaria e l’obbligo delle mascherine, anche all’aperto, ne sarebbe la prova. Condivide?
“La mascherina è necessaria come mettere istintivamente la mano sulla bocca quando si starnutisce in presenza di altre persone. Sono contro la demonizzazione della mascherina come misura di protezione. Ciò premesso devo dire che, pur non condividendo il termine ‘dittatura sanitaria’ che mi sembra francamente esagerato, ritengo che come in tutte le emergenze, anche in questa ci sia chi vi intinge il classico biscottino delle proprie convenienze politiche, economiche, sociali, internazionali ecc. Si sta combattendo una battaglia che non è soltanto sanitaria, ma politica. E’ politica negli Stati Uniti dove ci sono le presidenziali, ed è politica in Italia dove è parte di una campagna elettorale permanente”.
Ieri il premier Conte ha consigliato alle persone di indossare la mascherina anche in famiglia e c’è chi ha denunciato come, dopo il distanziamento sociale, il governo stia imponendo anche quello affettivo. Ma non si starà esagerando?
“E’ la dimostrazione dell’incapacità di essere franchi, diretti e sinceri come dovrebbe essere chi guida un Paese attraverso l’emergenza. In realtà oggi il contagio riguarda soprattutto i giovani, ma va tenuto conto del fatto che almeno fino ai cinquant’anni il virus non crea problemi, a meno che non si soffra di particolari patologie. Il Covid oggi è un pericolo mortale per gli anziani e per chi è affetto da malattie gravi. La vera priorità è quindi quella di proteggere i soggetti fragili, ossia gli anziani, e questo andrebbe fatto annunciando cosa si fa di concreto nelle residenze sanitarie assistite. Ma cosa è cambiato nelle rsa rispetto all’emergenza di primavera? Bisognerebbe stabilire delle fasce orarie sui mezzi pubblici dedicate esclusivamente agli anziani o predisporre corse loro riservate, per evitare ad esempio il contatto con gli studenti. Una volta messi in sicurezza gli anziani, poi bisogna preoccuparsi di salvare il resto”.
Ossia?
“L’economia soprattutto, che significa anche turismo, locali pubblici e occupazione, settori che potrebbero essere fortemente penalizzati dalle restrizioni. La mascherina è soltanto una parte del problema. Metterla quando si sta a contatto con gli altri è una forma di rispetto, quando si passeggia da soli nei boschi o in campagna è una follia. Metterla in casa avrebbe senso per uno studente che per esempio vive con il proprio nonno. A me preoccupa molto l’arrivo del Natale quando si faranno le feste in casa con i nonni e gli anziani. Ma qui non basta la mascherina secondo me, se si vogliono scongiurare rischi sarebbe preferibile evitare le riunioni familiari. Capisco che è triste non trascorrere il Natale con i propri cari, ma credo che quest’anno valga la pena fare un sacrificio. Tutto il resto, le mascherine all’aperto o in casa, mi sembrano tanto delle danze stregonesche utili ad esorcizzare la paura, che però al tempo stesso si finisce pure per accentuare”.
Lei è un esperto di politica internazionale e conosce molto bene l’America. Come giudica l’atteggiamento di Trump nei confronti del Covid, il fatto che uscito dall’ospedale, pur essendo positivo, si sia presentato in pubblico senza mascherina e dicendo che il virus è meno pericoloso di un’influenza? E’ stato davvero così irresponsabile? E rischia la sconfitta per questo?
“Trump è un giocatore di poker e i giocatori di poker agli americani sono sempre piaciuti. Vede, negli Usa non c’è mai stato un confine netto fra destra e sinistra come in Europa dove ci si è fatti spesso la guerra. Gli americani hanno avuto soltanto una guerra civile nella loro storia, quella cosiddetta di secessione fra schiavisti e non. Con Trump si è arrivati ad una sorta di nuova guerra civile, nel senso che mai, da allora ad oggi, la contrapposizione si era fatta tanto esasperata e in parte violenta, con i media schierati apertamente nella campagna elettorale con vere e proprie scelte di campo. Come tutte le partite a poker bisognerà vedere chi dei due giocatori avrà giocato o bleffato meglio. Una cosa va detta, ossia che i media statunitensi hanno censurato tante delle gaffe che ha fatto Biden in questo periodo. La questione sanitaria conterà fino ad un certo punto. Saranno fondamentali i dati dell’economia, dell’occupazione e soprattutto la quantità di soldi che gli americani avranno nel portafoglio. Mezze verità e mezze bugie le hanno raccontate tutti, non soltanto Trump. A me interessa soprattutto la valutazione del bilancio internazionale che non mi sembra affatto negativo se si considera l’ultimo accordo siglato fra Israele ed Emirati Arabi, la gestione dei rapporti con la Corea del Nord, un abbassamento delle tensioni nei confronti della Russia. Mentre stiamo pagando ancora i disastri che hanno fatto i democratici con la creazione di focolai di guerra sparsi nel mondo”.
Quindi alla fine la gestione del Covid, giudicata fallimentare dagli avversari e dal mainstream internazionale, potrebbe non pregiudicare affatto la rielezione del Presidente?
“Trump sull’emergenza Covid si è comportato come in tante altre situazioni. Di certo il sistema sanitario americano ha tutto da invidiare a quello italiano, dove ci si cura indipendentemente dall’essere ricchi e assicurati. Utilizzare il Covid per fare propaganda politica mi sembra una cosa inaccettabile, in America come in Italia, visto che nelle emergenze ogni Paese dovrebbe unirsi senza distinzioni politiche o letture di destra e di sinistra del virus. Ci sono i cittadini che vanno curati e c’è l’economia che non può essere devastata da un virus. Mi sembra che il compito di chi governa sia quello di trovare il giusto equilibrio fra queste esigenze. Cosa che da noi non è avvenuta”.
(Lo_Speciale)