L’autunno è alle porte e non si prospetta facile. Sul piano economico-sociale, passato l’effetto di sedazione dovuto ad alcune misure urgenti, esploderanno tutti in problemi che la pandemia ha provocato al sistema produttivo, a quello del commercio, all’agricoltura, al turismo. Nei prossimi mesi ci sarà -come ha detto il Ministro dell’Economia Gualtieri- un forte rimbalzo della produzione di ricchezza, forse superiore alle previsioni, ma certamente non basterà a colmare il baratro creato dai 3 mesi di lockdown interno e dalle ripercussioni delle decisioni anti-Covid di altri Paesi che pesano gravemente sulle nostre esportazioni, tradizionale motore della crescita italiana.
È importante sapere di poter contare sui 209 miliardi che la Commissione Europea ci erogherà mano a mano che i nostri progetti saranno credibili. Questo ci potrebbe aiutare a programmare con maggiore serenità gli interventi strutturali che dovrebbero innescare una crescita significativa e durevole per poter riparare i danni della pandemia e assicurare un aumento annuale del PIL superiore al 2,5% per i prossimi 5 anni necessario per poter ridurre la montagna di debito che sfiora il 160% della ricchezza nazionale.
C’è tempo fino a giugno 2021 per massimizzare gli effetti dell’aiuto che ci viene dal PEPP ( Pandemic Emergency Purchase Program) della BCE, dai primi prestiti e sussidi del Recovery, dal SURE e dall’auspicato MES sanitario. A giugno la BCE potrebbe rivedere il piano che ci consente quest’anno di contare su un riacquisto di titoli del Tesoro italiano di circa 250 miliardi e questo potrebbe riacutizzare le tensioni sul costo dell’enorme debito pubblico italiano.
Insomma abbiamo di fronte 10 mesi di fuoco e dobbiamo utilizzarli al meglio sapendo governare le tensioni sociali, attenuando per quanto è possibile le grandi difficoltà che graveranno su este fasce sociali e avviando riforme capaci di far ripartire il motore dell’economia, migliorare l’efficienza complessiva del sistema Italia e renderci più credibili a livello internazionale.
In quale clima politico dovrà avvenire tutto questo? Il vero problema è proprio qui. Tra 15 giorni ci saranno elezioni regionali e il referendum costituzionale che potrebbero avere conseguenze, improprie, ma comunque pesanti sugli equilibri politici e anche all’interno della maggioranza. Potrebbe aumentare La litigiosità abituale e con essa il tarlo dell’instabilità politica che preoccupa gli osservatori internazionali, i mercati e l’Europa che ci vuol dare una mano.
Se l’autunno dovesse essere caldo non solo sul piano economico-sociale ma anche politico, la miscela potrebbe diventare esplosiva.
Che fare? Il Presidente della Repubblica non può interferire sulle dinamiche politiche e sul libero confronto tra i partiti ma ha un potere di moral suasion nell’interesse supremo della Nazione che può essere declinato in tante forme.
Prima che scatti la settimana pre-voto Mattarella potrebbe assumere un’iniziativa solenne, pienamente legittima e in linea con il suo settennato : convocare al Quirinale i leader di tutte le forze politiche per un gran consulto collettivo sulle cose da fare e per sollecitare operativamente un clima di minore conflittualità e maggiore cooperazione.
Non dovrebbe trattarsi solo di un gesto simbolico ma dovrebbe essere accompagnato da un monito severo a tutti. Al Governo che non deve imporre con raffiche di voti di fiducia la sua volontà al Parlamento rifiutando di accogliere qualsiasi proposta delle opposizioni. Alle opposizioni che dovrebbero dismettere i toni barricadieri e massimalisti e scendere nella carne viva dei problemi con proposte concrete , praticabili.
Il Capo dello Stato ha il diritto di pretendere che il confronto politico sia più civile, più costruttivo e proficuo e che le beghe interne di partito vengano messe tra parentesi almeno da qui a giugno prossimo. Non è un’invasione di campo ma il segnale che il supremo interesse nazionale viene prima di qualunque altro calcolo politico e che ci sono periodi nella storia del Paese in cui il senso di responsabilità collettiva deve prevalere su tutto: un richiamo rispettoso ma rigoroso per i partiti di maggioranza e quelli di opposizione, senza eccezione alcuna. L’Italia ne ha bisogno.