Come sembrano lontani gli anni sessanta con il loro “boom economico” e gli anni ottanta con la “Milano da bere”! Due momenti del nostro trascorso che fecero sognare gli italiani, orgogliosi di appartenere ad un Paese in grado di crescere economicamente e socialmente e di guardare a testa alta gli interlocutori europei ed internazionali.
Il boom economico aveva colorato l’estate delle nostre strade di variopinte utilitarie, ora alla portata di tutti. La destinazione erano le ambite mete marittime e montane che, grazie alle accresciute risorse economiche, non rappresentavano più un tabù per molte persone.
La “Milano da bere”, aveva contribuito a farci superare quel senso di inferiorità cronica nei confronti degli altri Paesi, accrescendo le nostre ambizioni economiche e politiche. Erano gli anni del “rampantismo” e schiere di giovani con capelli impomatati, occhiali da sola ed abbronzatura, affollavano le nostre spiagge ostentando sicumera.
Tempi che sembrano lontani anni luce se paragonati all’attuale momento storico che vede centinaia di italiani rinunciare a quel privilegio estivo, meritato premio dopo un anno di paziente attività lavorativa. Al di là delle cause, riconducibili principalmente alla funesta crisi economica del 2009, nel nostro Paese la natura di questa regressione trae origine dalla indolente architettura politico-economica che, in questi anni, non è stata in grado di generare misure, anche sperimentali, per rispondere efficacemente alla crisi e per trasmettere ed infondere quel senso di fiducia nel popolo necessario per innescare quella spinta centrifuga in grado di avviare l’Italia fuori dal pantano. Mancanza di opportunità o di volontà? Una volta si diceva che chi non fa nulla non sbaglia mai. Continuando su questo percorso non ci sarà più nulla per cui sbagliare, ma solo povertà e desolazione.