Traumi immediati, disorientamento, fughe caotiche e shock: i fuochi pirotecnici continuano a provocare effetti rilevanti sugli animali selvatici e domestici, oltre a conseguenze ambientali documentate. È quanto emerge dai dati e dagli studi richiamati dal WWF Italia, che torna a chiedere ai Comuni il divieto dei botti di Capodanno attraverso ordinanze preventive e controlli più efficaci. Negli animali selvatici, i rumori improvvisi e i lampi di luce causano reazioni di panico che possono tradursi in traumi fisici, perdita dell’orientamento e morte immediata. A questi effetti si aggiungono conseguenze a lungo termine, come alterazioni del comportamento e danni al sistema riproduttivo. Gli animali domestici manifestano stati di ansia e stress, spesso accompagnati da tentativi di fuga e comportamenti anomali anche nelle ore successive alle esplosioni.
I botti hanno ripercussioni anche sull’ambiente urbano. Le alte temperature e le scintille possono innescare incendi o provocare bruciature a chiome e tronchi degli alberi, mentre i residui chimici ricadono sul suolo compromettendo la salute di aiuole e vegetazione. A questo si aggiunge un impatto sull’inquinamento atmosferico, legato alla dispersione di metalli pesanti, particolato fine e perclorati.
Divieti specifici
Negli ultimi anni alcune amministrazioni comunali, tra cui Roma, hanno introdotto divieti specifici per i botti di fine anno. Ma, secondo il WWF, il livello di rispetto delle ordinanze resta insufficiente. Proprio nella Capitale, durante il Capodanno 2021, si è registrata la morte di numerosi uccelli, in particolare passeri e storni, ritrovati sull’asfalto il mattino del primo gennaio. Episodi simili si sono ripetuti anche nel 2023. Diversi studi scientifici confermano gli effetti negativi dei fuochi d’artificio. Una ricerca condotta a Valencia, in Spagna, ha evidenziato come il rumore dei fuochi pirotecnici possa produrre conseguenze ecologiche persistenti, influenzando negativamente il ciclo riproduttivo dei passeri. Uno studio austriaco, che ha monitorato 20 oche selvatiche durante la notte di Capodanno, ha rilevato un aumento medio del battito cardiaco del 96%, da 63 a 124 battiti al minuto, e un innalzamento della temperatura corporea da 38 a 39 gradi, con effetti prolungati fino al mattino successivo.
Bang e flash luminosi possono inoltre interferire con comportamenti delicati come l’accoppiamento e le migrazioni, con ripercussioni che possono emergere anche mesi o anni dopo. Un’indagine condotta nel 2024 dall’azienda Weenect su 652 animali domestici ha mostrato che il 26% tende a nascondersi, il 20% tenta di fuggire e tra il 16% e il 24% manifesta stress persistente anche diverse ore dopo i fuochi.
Rischio incendi
I rischi non riguardano solo la fauna. Nel 2022, a Napoli, fuochi d’artificio non autorizzati esplosi da una villa privata hanno causato un incendio nell’Oasi WWF del Cratere degli Astroni, distruggendo circa 40 ettari di bosco tra l’area protetta e il Parco regionale dei Campi Flegrei. I responsabili sono attualmente sotto processo per disastro ambientale. Dal punto di vista dell’inquinamento, i fuochi d’artificio rilasciano sostanze persistenti e tossiche che contaminano aria, suolo e acqua. Metalli pesanti, particolato fine e perclorati possono accumularsi negli ecosistemi, con effetti a lungo termine sulla biodiversità e sulla catena alimentare.
Secondo Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia, le sofferenze degli animali sono ormai documentate, anche se raramente raccontate. Cani e gatti, dotati di un udito molto più sensibile rispetto all’uomo, percepiscono frequenze molto più elevate, rendendo le esplosioni particolarmente traumatiche. Anche negli animali d’allevamento lo spavento può causare stress grave e, in casi estremi, aborto.
Le stime indicano che ogni anno in Italia muoiano migliaia di animali a causa dei botti di fine anno, di cui circa l’80% appartenenti alla fauna selvatica, soprattutto uccelli. Molti, spaventati, abbandonano improvvisamente i dormitori invernali e vagano al buio, andando incontro a incidenti o morendo per il freddo e il dispendio energetico in una stagione già caratterizzata da scarsità di cibo.



