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Gaza, Natale sotto le bombe mentre il piano Usa resta fragile

Raid israeliani su Gaza City e Rafah, sei morti in una scuola rifugio. Israele accusa Hamas di violare la tregua, la diplomazia arranca e la crisi umanitaria resta drammatica
giovedì, 25 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

La Striscia di Gaza ha vissuto un natale di forte tensione, sotto i bombardamenti israeliani in una situazione umanitaria che resta drammatica, mentre il processo negoziale promosso dagli Stati Uniti appare fragile e incompiuto. Secondo fonti arabe e palestinesi, raid dell’Aeronautica israeliana hanno colpito all’alba aree a est di Gaza City e diversi obiettivi nel governatorato di Rafah, nel sud della Striscia. I jet avrebbero preso di mira più località oltre la cosiddetta Linea Gialla, nell’ambito di operazioni contro combattenti di Hamas ancora presenti nei tunnel. Media palestinesi hanno riferito anche del bombardamento di una scuola adibita a rifugio nel quartiere Tuffah di Gaza City, dove era in corso un matrimonio: sei le vittime, in gran parte bambini, e diversi i feriti. Testimoni hanno parlato di una violenta esplosione che ha scosso l’intero quartiere. Da parte israeliana, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas di aver violato il cessate il fuoco e il piano in 20 punti del presidente Trump, dopo l’esplosione di un ordigno contro un veicolo dell’Idf nell’area di Rafah, che ha provocato il ferimento lieve di un militare. Secondo Israele, il rifiuto di Hamas di disarmare rappresenta una “flagrante violazione” dell’accordo, alla quale lo Stato ebraico “risponderà di conseguenza”. Le Forze di difesa israeliane hanno inoltre rivendicato l’uccisione, in un’operazione congiunta con lo Shin Bet, di Abd al-Hayy Zaqout, esponente dell’ala finanziaria di Hamas, già colpito nel raid del 13 dicembre in cui era stato eliminato anche il comandante Raad Saad. Zaqout, secondo l’Idf, era responsabile del trasferimento di decine di milioni di dollari all’ala militare del movimento.

Pizzaballa a Betlemme

Il Natale a Gaza si celebra in condizioni estremamente difficili. Padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia di Gaza, ha parlato di un Natale “durissimo”, segnato dalla mancanza di elettricità, beni essenziali e da una diffusa ansia per la sopravvivenza quotidiana. Il sacerdote ha riferito di un messaggio di vicinanza e preghiera inviato da Papa Leone XIV, che ha telefonato al parroco sottolineando la precarietà in cui i cristiani di Gaza tenteranno comunque di celebrare la festa. Il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, che oggi celebrerà la messa della notte di Natale a Betlemme, ha ricordato la devastazione ancora visibile nella Striscia, ma anche il desiderio della popolazione di ricostruire e riprendere la propria vita, nonostante oltre due anni di guerra.

Diplomazia

Sul versante diplomatico, il segretario di Stato Usa Marco Rubio e il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot hanno concordato di proseguire l’attuazione del piano di pace per Gaza promosso dal presidente Trump. Hamas, tuttavia, non vede “segnali positivi” per la creazione di una forza internazionale di stabilizzazione prevista dalla seconda fase del piano, accusando Israele di rinviarne l’attuazione per evitare il ritiro completo dalla Striscia. Intanto, il Belgio ha aderito formalmente al ricorso per genocidio presentato dal Sudafrica contro Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia, unendosi a un gruppo crescente di Paesi europei e latinoamericani.

Scontro politico interno

Sul piano politico interno, la Knesset ha approvato in lettura preliminare il disegno di legge che istituisce una commissione d’inchiesta politica sugli eventi del 7 ottobre. Il voto, passato con 53 sì e 48 no, ha visto l’assenza di Netanyahu e di diversi esponenti della coalizione. L’opposizione ha contestato duramente il provvedimento, sostenendo che l’opinione pubblica preferirebbe una commissione statale indipendente. I lavori parlamentari sono stati più volte interrotti da proteste in aula.Parallelamente Netanyahu ha annunciato un imponente piano decennale da 110 miliardi di dollari per la costruzione di un’industria bellica israeliana “indipendente”, con l’obiettivo dichiarato di ridurre la dipendenza dall’estero, “anche dagli amici”. L’annuncio è arrivato mentre Israele continua a essere impegnato su più fronti regionali.

Raid in Libano

La tensione resta alta anche al confine nord. L’Idf ha reso noto di aver colpito nel Libano meridionale basi di lancio di razzi di Hezbollah, definite una violazione dell’accordo di cessate il fuoco. Il ministro degli Esteri libanese Youssef Reggie ha però escluso qualsiasi ipotesi di negoziati diretti con Israele, affermando che “è troppo presto per parlare di pace” e ribadendo che Beirut considera ancora Israele un Paese nemico.

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