Tutto come previsto: è arrivato il via libera dell’Aula del Senato alla legge di Bilancio. Dopo l’approvazione della Nota di variazione il provvedimento ha ottenuto 110 voti favorevoli, 66 contrari e 2 astenuti e ora dovrà dunque passare ora all’esame della Camera. In precedenza, con 113 sì, 70 no e 2 astenuti, Palazzo Madama aveva votato la fiducia al Governo sul maxiemendamento, blindando in sintesi l’impianto della manovra. Va detto senza dubbi alcuni, che quella di ieri è stata una seduta lunga e carica di tensioni politiche, segnata dalla protesta delle opposizioni in Aula, dallo scontro frontale nelle dichiarazioni di voto e dallo stralcio di cinque norme considerate particolarmente controverse, avvenuto nelle ore precedenti su indicazione della Commissione Bilancio.
“Buona legge di bilancio”
A difendere la manovra è stato comunque il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha parlato di una legge “positiva” e dal valore complessivo di circa 22 miliardi di euro. “Conferma una traiettoria positiva per il Paese e per gli italiani”, ha spiegato ai cronisti, per poi rivendicare l’obiettivo di uscire dalla procedura d’infrazione europea, con un conseguente risparmio sugli interessi del debito pubblico. Il titolare di via XX Settembre ha spiegato che l’ultimo maxiemendamento ha rafforzato gli stanziamenti per Transizione 5.0, Zes e opere pubbliche, includendo risorse per l’adeguamento dei prezzi a favore delle imprese.

Sul fronte fiscale Giorgetti ha sottolineato come “interventi che sembravano quasi impossibili” siano diventati realtà, citando la tassazione al 5% degli aumenti contrattuali per i redditi più bassi e l’aliquota all’1% sui premi di produttività, misure storicamente richieste dai sindacati.
Sulla stessa linea il Viceministro all’Economia Maurizio Leo, che ha parlato di oltre 2 miliardi di euro destinati alla flat tax sui rinnovi contrattuali e sui premi di produttività. “Sono misure di grande rilievo che aiutano il ceto medio”, ha detto, per poi aggiungere che alcune disposizioni sono state stralciate per evitare possibili censure di incostituzionalità.
Le cinque norme stralciate
Proprio lo stralcio rappresenta uno dei passaggi politicamente più delicati. Tra le misure eliminate dal maxiemendamento figura la norma che avrebbe consentito a datori di lavoro, condannati dai giudici per retribuzioni non adeguate, di non pagare gli arretrati qualora si fossero attenuti ad alcuni contratti collettivi. Via anche disposizioni sull’inconferibilità di incarichi nella pubblica amministrazione, sulla riduzione dei tempi di “raffreddamento” post-incarico, sui magistrati fuori ruolo e sulla disciplina del personale Covip.
Le critiche
Durissime le critiche delle opposizioni. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha definito la manovra “brutta senz’anima”, accusando il Ministro Giorgetti di essere “il simbolo del trasformismo” e parlando di “più tasse e meno sicurezza”. Per lʼexPremier manca una visione strategica su crescita, salari ed energia, mentre promesse come l’abolizione della Fornero restano, a suo dire, disattese. Il Presidente del M5S Giuseppe Conte ha rivendicato il ritiro della norma sugli arretrati salariali, definendola “vergognosa” e parlando di “oscenità fermate” grazie all’azione dell’opposizione.

Il numero uno pentastellato ha citato anche il blocco di misure su contante, condoni e pensioni, chiedendo un cambio di passo su stipendi e tasse.
Per il Partito democratico ha preso la parola il Capogruppo Francesco Boccia il quale ha parlato di una legge “scritta solo per tenere insieme una maggioranza divisa” e di un governo “pronto per andare a casa”. Critiche sono arrivate anche da altri esponenti del M5S e di Avs, che hanno denuncoato una manovra inefficace per la crescita, con salari fermi, crisi industriale e giovani costretti a emigrare.
Cartelli in Aula
Il clima si è surriscaldato poco prima del voto di fiducia, quando i senatori di Pd, M5S e Avs hanno esposto cartelli rossi con la scritta “Voltafaccia Meloni”. Il Presidente del Senato è intervenuto per farli abbassare, commentando ironicamente: “Quando ero all’opposizione anche io preparavo contro-cartelli”.



