Ad Aleppo si continua a sparare mentre il calendario corre verso la scadenza fissata per l’integrazione delle Forze Democratiche Siriane nell’esercito governativo. Nelle ultime ore, scontri improvvisi hanno coinvolto unità dell’esercito siriano e combattenti SDF nei pressi dei nodi stradali di Sheihan e Lairmoun, trasformando quartieri già provati in zone di fuga. Secondo fonti mediche locali, almeno due civili sono rimasti uccisi e più di dieci feriti, tra cui bambini e soccorritori, colpiti mentre tentavano di evacuare le famiglie dalle aree sotto tiro. La tensione è cresciuta rapidamente, alimentata dall’avvicinarsi della scadenza dell’accordo che dovrebbe portare le SDF — forza curdo‑araba sostenuta dagli Stati Uniti — a essere assorbite nelle strutture del nuovo esercito siriano. Un processo che Damasco considera necessario per ristabilire la propria autorità sul nord del Paese, mentre Ankara osserva con attenzione, temendo che un’integrazione incompleta possa rafforzare le milizie curde lungo il suo confine meridionale. Gli scontri sono esplosi durante una visita del ministro degli Esteri turco, un dettaglio che molti analisti leggono come un segnale della fragilità del momento. Le due parti si sono accusate a vicenda di aver aperto il fuoco per prime, ma nel giro di poche ore è stato raggiunto un cessate il fuoco temporaneo, sufficiente a far tacere le armi ma non a dissipare il sospetto reciproco. Le autorità locali hanno chiuso scuole e uffici pubblici, mentre decine di famiglie hanno lasciato le proprie case temendo una nuova escalation. Con la scadenza ormai imminente, Aleppo appare sospesa tra un accordo che potrebbe ridisegnare gli equilibri del nord della Siria e il rischio che un singolo incidente faccia precipitare la situazione. Per molti residenti, la domanda non è più se l’integrazione avverrà, ma se basterà a fermare un conflitto che continua a riaccendersi a ogni cambio di vento.



