La capitale russa è stata scossa dall’uccisione del tenente generale Fanil Sarvarov, capo del dipartimento di addestramento operativo dello Stato maggiore delle Forze armate. Secondo quanto riferito dalle autorità russe, un ordigno collocato sotto il pianale della sua auto è esploso nella mattinata del 22 dicembre in via Yaseneva. A confermare la dinamica è stato il Comitato investigativo della Federazione Russa, che ha parlato di un’esplosione mirata. L’episodio rappresenta uno dei più gravi attentati avvenuti a Mosca dall’inizio del conflitto e segna un salto di qualità nella pressione sul cuore del potere militare russo. In questo quadro, potrebbero essere a rischio i già scarsi risultati ottenuti dalla diplomazia. Al termine degli incontri a Miami, l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff ha dichiarato che la Russia resta impegnata a raggiungere la pace in Ucraina e apprezza gli sforzi degli Stati Uniti per ristabilire la sicurezza globale. Le parole concilianti non sono però state accompagnate da indicazioni su progressi concreti o intese sui nodi più delicati del negoziato. A smorzare le aspettative è intervenuto il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, che ha definito prematura e non seriamente discussa l’ipotesi di un incontro trilaterale tra Mosca, Washington e Kiev. I colloqui proseguono quindi su tavoli separati. Da un lato l’inviato russo Kirill Dmitriev dialoga con Witkoff e Jared Kushner, dall’altro il negoziatore ucraino Rustem Umerov continua i contatti con la delegazione americana, auspicando passi avanti più sostanziali. Il punto più controverso resta il piano in ventotto punti emerso dopo il vertice di Anchorage tra Vladimir Putin e Donald Trump. Il documento è guardato con sospetto da Kiev e dai partner europei, poiché consoliderebbe concessioni territoriali significative a favore di Mosca, in particolare nel Donbass. Le richieste europee e ucraine di garanzie di sicurezza più stringenti, inclusa una possibile presenza militare occidentale, sono state respinte dal Cremlino come elementi che non favorirebbero una pace duratura.
Apertura verso Parigi
Con Dmitriev pronto a rientrare a Mosca per riferire a Putin, la prospettiva di una tregua a breve termine appare sempre più lontana. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha inoltre raffreddato l’ipotesi di un contatto telefonico immediato tra Trump e Putin. L’unico spiraglio rimasto riguarda l’Europa. Il presidente russo si è detto disponibile a un dialogo con Emmanuel Macron, un’apertura che potrebbe ridefinire gli equilibri diplomatici e frammentare la regia finora concentrata soprattutto sugli Stati Uniti, mentre la guerra continua a produrre nuovi fronti e nuove vittime.
Ue verso nuove sanzioni
Sul piano politico ed economico, il Consiglio dell’Unione europea ha approvato il rinnovo semestrale delle sanzioni contro la Russia, prorogandole fino al 31 luglio 2026. Il pacchetto conferma un ampio ventaglio di misure, che includono le restrizioni settoriali, il divieto di importazione di petrolio trasportato via mare e di alcuni prodotti raffinati, l’esclusione di diverse banche russe dal sistema Swift e la sospensione delle licenze di trasmissione nell’Ue per organi di informazione considerati strumenti di disinformazione del Cremlino. Bruxelles ribadisce così una linea di continuità, nonostante i tentativi di riaprire canali negoziali sul fronte diplomatico.
Raid incrociati e infrastrutture colpite
Sul terreno, i combattimenti e i raid aerei continuano senza tregua. A Odessa, un attacco russo ha danneggiato un’infrastruttura critica, lasciando temporaneamente senza elettricità una parte della città, secondo quanto comunicato dall’amministrazione militare regionale ucraina. In parallelo, droni ucraini hanno colpito la regione russa di Krasnodar. Nella località di Volna, la caduta di detriti dopo l’intercettazione di un velivolo senza pilota ha provocato danni a un oleodotto, con fiamme segnalate in un’area sensibile anche per la vicinanza al ponte di Crimea. Gli attacchi alle infrastrutture energetiche restano uno degli strumenti centrali della pressione militare reciproca. L’offensiva russa si concentra anche nella regione di Sumy, dove si combatte intensamente nei pressi di Grabovske. Mosca parla di successi tattici, mentre Kiev smentisce e denuncia gravi violazioni del diritto internazionale. Il difensore civico ucraino ha accusato le forze russe di aver rapito cinquanta civili dal villaggio, deportandoli forzatamente in territorio russo. Accuse che, se confermate, aggraverebbero ulteriormente il bilancio umanitario di un fronte finora meno esposto ma ora sempre più coinvolto.



