Il garantismo come architrave del sistema penale, articolato in tre passaggi distinti ma connessi: presunzione di innocenza, certezza della pena, rieducazione del condannato. È il filo seguito dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio nel video intervento al congresso di Nessuno tocchi Caino, ospitato al Teatro Punto zero dell’istituto penale per minorenni Cesare Beccaria di Milano. Nordio ha definito il garantismo una responsabilità dello Stato, non una concessione. Il primo snodo è la presunzione di innocenza, che resta, a suo giudizio, un punto critico dell’attuale sistema. Il ministro ha ricordato che oltre 15mila persone sono detenute senza una condanna definitiva e che una parte consistente viene poi scarcerata perché la detenzione risulta ingiustificata. Un dato che, secondo il Guardasigilli, impone un intervento mirato. Il Governo, ha spiegato, intende ridurre il ricorso alla carcerazione preventiva, proprio per rendere effettivo il principio costituzionale secondo cui si è innocenti fino a sentenza definitiva.
Il secondo passaggio riguarda la certezza della pena. Nordio ha ribadito che la pena deve essere eseguita, perché in caso contrario lo Stato perderebbe autorevolezza. In questo quadro ha confermato la propria contrarietà a misure generalizzate di liberazione anticipata pensate esclusivamente per ridurre la popolazione carceraria. Una scelta che, ha detto, equivarrebbe non a un atto di indulgenza, ma a una resa. A sostegno della sua posizione ha ricordato l’esperienza dell’indulto varato durante il governo Prodi: dopo un anno, nonostante l’ampiezza delle scarcerazioni, il numero dei detenuti era tornato ad aumentare.
Rieducazione
Il terzo pilastro del garantismo, secondo il Ministro, è la rieducazione. Nordio ha chiarito che molte persone detenute non sono solo autori di reati, ma soggetti fragili. Ha citato in particolare i tossicodipendenti che delinquono per procurarsi sostanze, per i quali la risposta carceraria tradizionale non è sufficiente. In questi casi, ha spiegato, occorrono forme alternative che mantengano il controllo sociale e la serietà della sanzione, ma consentano anche un percorso di cura. In questa direzione si collocano gli accordi che il Governo sta concludendo con comunità certificate, chiamate a farsi carico della custodia e del trattamento dei detenuti tossicodipendenti. Ampio spazio è stato dedicato al tema del lavoro, indicato come strumento centrale di reinserimento. Nordio ha ricordato l’aumento dei laboratori all’interno delle carceri, sottolineando che oggi le attività non si limitano più a esperienze isolate. Accanto alla produzione alimentare, sono attivi laboratori di liuteria, con violini realizzati utilizzando il legno delle barche dei migranti, e percorsi professionali in ambiti come odontoiatria e falegnameria, anche in sezioni di alta sicurezza. Il Ministro ha evidenziato che l’obiettivo non è solo portare il lavoro in carcere, ma facilitare l’accesso a un’occupazione all’esterno al momento della liberazione, attraverso programmi come ‘Recidiva zero’, che prevedono anche soluzioni abitative per un inserimento immediato.
In chiusura, Nordio ha richiamato il cantiere delle riforme. Dopo il passaggio referendario sulla separazione delle carriere, ha annunciato l’intenzione di intervenire sul processo penale. L’obiettivo dichiarato è un nuovo codice di procedura penale ispirato all’impostazione garantista di Giuliano Vassalli, per riportare il processo ai suoi principi originari. Una prospettiva che, nelle parole del ministro, mira a rafforzare l’equilibrio tra diritti dell’imputato, certezza della pena e funzione rieducativa della sanzione.



