martedì, 30 Aprile, 2024
Politica

Campania, si riaprono le ostilità. E i 5 Stelle celebrano un inutile trionfo

È quasi vigilia per le regionali in Campania, la regione per peso politico e per numero di votanti più importante fra le sei dove si voterà a fine settembre. La politica, intesa come competizione, si rimette in moto. Travasi da Forza Italia, nelle direzioni più disparate. Centrodestra incerto e diviso, con Salvini che vorrebbe rimescolare le carte rispetto agli accordi già presi con i partners, al contrario di De Luca che fila con il vento in poppa. E al contrario, incredibile a dirsi, dei 5 Stelle, che con l’inguaribile candore che li contraddistingue hanno raggiunto la pace dei sensi (elettorali).

I giochi in casa loro sono fatti, vivono giorni sereni. Con un proclama della vittoria che fa impallidire quello più celebre di Armando Diaz, il Movimento 5 Stelle della Campania ha fatto sapere che alle prossime elezioni regionali di settembre sarà la consigliere uscente Valeria Ciarambino a contendere (inutilmente diciamo noi) la poltrona di governatore a De Luca e a quello che sarà il candidato del centrodestra (semmai riusciranno ad indicarne uno). La stessa Ciarambino che aveva, sempre in pompa magna, annunciato che a contendere la poltrona di presidente della Regione a De Luca sarebbe stato l’attuale ministro per l’Ambiente Costa.

Il trionfo della Ciarambino si è concretizzato con un voto plebiscitario: bel 2406 elettori del Movimento l’hanno indicata come candidata. Un successo strepitoso, considerato che in Campania ci sono più di sei milioni di abitanti e che quasi quattro milioni e mezzo saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo governatore. Numeri impressionanti, che hanno polverizzato persino il bottino di preferenze (490) con le quali il mitico Giggino Di Maio si assicurò nel 2018 la candidatura e quindi l’elezione alla Camera. Ovviamente nessun imbroglio, i numeri che suffragano questa performance e ne legittimano la forte candidatura a furor di popolo sono stati verificati e certificati da un notaio, per cui la raggiante consigliera regionale potrà sfidare De Luca e Caldoro. Ne ha diritto.

Ma il fatto che ne abbia diritto non significa che abbia seppur qualche lontana chance di farcela. Il che rende surreale il tono trionfalistico con il quale è stata annunciata la vittoria straripante di consensi. La sua sarà una competizione alla De Coubertin. L’importante non è vincere, ma partecipare. Anche se cerca di cullare l’illusione ricorrendo ad uno slogan ad effetto: “Sono l’unica alternativa a De Luca e alla destra”. Sì, ma vatti a fidare.

D’altronde loro sono abituati ai plebisciti ottenuti grazie al voto sulla piattaforma Rousseau. Se qualcuno lo avesse dimenticato bisognerà ricordare che pretendevano di eleggere Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica, forte della legittimazione popolare che aveva riscosso attraverso il web, con poco più di 3mila clic. Che avrebbero dovuto rappresentare la volontà di 60 milioni di abitanti. Uno strano modo di intendere la democrazia partecipativa.

I 5 Stelle, secondo i sondaggi, sono comunque in caduta libera, anche in Campania. Sono finiti i tempi aurei in cui il ribellismo e i “vaffa” premiavano questa allegra brigata di giovani dalle belle speranze, che tali sono rimaste. Il duro impatto con la realtà della politica e del fare li ha sguarniti, li ha fatti venire allo scoperto. Il re ora è nudo, hanno mostrato tutte le loro lacune (anche grammaticali e di sintassi), le loro inesperienze, le loro incapacità. Non si spiegherebbe in altro modo il dimezzamento dei consensi, tra le politiche del 2018 e le europee del 2019. L’elettore è severo, e giudica.

Del resto, a livello locale si sono presentati ovunque, nel frattempo, e le hanno buscate di brutto. Irrimediabilmente e sempre.

Che speranze può avere quindi questa volitiva Ciarambino di fronte ad un De Luca gasatissimo grazie alla sovresposizione mediatica raggiunta in occasione dell’epidemia o contro un Caldoro o un altro (ma affidabile) esponente del centrodestra, che i sondaggi danno comunque ad un solo punto di distacco dal governatore uscente? Senza tener conto del fatto che il centrodestra, in Italia, se fosse compatto, è ancora accreditato di un 50 per cento complessivo di consensi.

Insomma nonostante che la diligente Valeria continui imperterrita ad abbaiare alla luna, nonostante tutte le sue vibranti ma frustanee battaglie condotte per cinque anni contro De Luca, la sua sfida si limiterà inevitabilmente alla firma di presenza. Una sconfitta annunciata, anzi le urne potrebbero rivelarsi micidiali, mettendo a nudo la pochezza dei consensi di cui attualmente godono i grillini. Sarebbe per loro un boomerang clamoroso. Anche i cittadini (per usare un termine da rivoluzione francese tanto caro ai pentastellati) campani hanno capito di che pasta sono fatti questi prestati alla politica che pensano di essere gli unici onesti sulla faccia delle terra e che, se fosse, per loro, i giudici dovrebbero arrestare in massa chiunque sia anche minimamente sospettato di aver commesso un reato. Salvo poi a scoprire, a posteriori, se sia veramente colpevole.

È il credo di Di Maio, l’uomo che ha paralizzato l’Italia con i suoi divieti contro, non diciamo la Tav, ma anche l’innalzamento di un muro, che ha badato solo a fare proselitismo con il reddito di cittadinanza, che al Sud ha premiato più camorristi e lavoratori al nero che bisognosi effettivi. L’assistenzialismo fine a sé stesso, aggravato dalla farsa dei navigator, che da lavoratori precari avrebbero dovuto trovare il posto a tempo indeterminato ai disoccupati. Cosa ovviamente non avvenuta. Una barzelletta.

E la Ciarambino, dello statista di Pomigliano, è la più fervente seguace.

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