Una donna uccisa ogni tre giorni. È questo il ritmo della violenza di genere nel 2024 secondo i nuovi dati dell’Istat, che fotografano un fenomeno ormai strutturale. Su 116 donne assassinate nell’anno, 106 sono state vittime di femminicidio, pari al 91,4% del totale. Una proporzione altissima, in crescita rispetto all’82,1% del 2023, che conferma come la grande maggioranza degli omicidi femminili sia radicata in dinamiche di genere. Il quadro generale è drammatico. Le donne uccise in Italia nel 2024 sono state il 27,9% del totale delle vittime di omicidio (416), un dato che rimane stabile negli anni ma che colpisce per il peso della componente familiare e relazionale. In 62 casi su 106, il femminicidio è stato commesso dal partner o dall’ex partner. Altri 37 casi arrivano da parenti stretti: figli, genitori, fratelli, nipoti. In totale, quasi il 93% degli omicidi di donne è avvenuto in contesti di relazione diretta con l’autore, che nel 97% dei casi è un uomo.
Non solo. Secondo l’Istat, l’87% delle donne italiane uccise ha un autore connazionale; i femminicidi tra persone straniere rappresentano una quota minoritaria ma costante. A rendere ancora più grave la dinamica è la tipologia delle aggressioni: in 61 omicidi su 106 sono stati rilevati segni di accanimento, come strangolamenti, soffocamenti o violenze multiple, una caratteristica ricorrente nella definizione internazionale di femminicidio.
Il rischio cresce con l’età
In controtendenza rispetto agli stereotipi, il rischio non riguarda solo donne giovani. I tassi più elevati si registrano tra le donne anziane, in particolare nella fascia 75-84 anni, dove si raggiunge il valore massimo. In queste età, più della metà degli omicidi femminili — circa il 52% — avviene all’interno delle mura domestiche. Sono delitti spesso compiuti da uomini conviventi o familiari, talvolta motivati come “gesti di pietà” o legati a condizioni di fragilità psicologica, ma che rientrano comunque nella categoria degli omicidi di genere. Nel complesso, gli omicidi femminili commessi in ambito familiare rappresentano oltre il 70% del totale, una cifra che non ha equivalenti negli altri reati violenti e che segna una profonda differenza con gli omicidi che coinvolgono vittime maschili, molto più legati alla criminalità comune o a conflitti tra conoscenti.
La percentuale dei femminicidi sul totale delle donne assassinate sale al 91,4%, avvicinandosi ai livelli toccati soltanto nel 2020, quando si era registrato il 93%. Nonostante in Italia il numero complessivo degli omicidi resti tra i più bassi d’Europa, la componente di genere rimane stabile, resistente a ogni flessione.
Una dinamica che attraversa tutto il Paese
Colpisce un ulteriore dato: in 36 casi l’autore, dopo aver ucciso la donna, si è suicidato. È quasi un femminicidio su tre, un indicatore che rivela la dimensione estrema del controllo e del possesso come motore della violenza. La distribuzione territoriale mostra differenze limitate: Nord, Centro e Sud presentano valori simili, con una leggera prevalenza nel Nord-Ovest e nel Sud, legata soprattutto alla maggiore densità demografica. La costante, in ogni area del Paese, è la natura relazionale della violenza.



