Si entra nel vivo del dibattito degli Stati Generali per l’economia dopo gli interventi dei rappresentati delle maggiori organizzazioni sindacali.
C’è un terreno di confronto, ed è rappresentato dal piano di rilancio presentato dal Governo e che si articola su nuovi capitoli e 55 punti, che colgono tutte le sfide di fondo da affrontare nei prossimi mesi e che, se risolte, potrebbero imprimere una svolta nella fisionomia complessiva del nostro Paese e coincidere con le attese e i suggerimenti dell’Unione Europea.
Una disponibilità, questa, confermata nei giorni scorsi, dai principali responsabili delle istituzioni comunitarie, i cui interventi hanno aperto i lavori degli Stati Generali.
C’era e c’è bisogno di un nuovo straordinario di interlocuzione e di ascolto del pensiero delle forze vitali della nostra società, tenendo anche conto che per accedere sia al “Recovery Found” ideato dalla Commissione Europea e che innova profondamente nelle politiche dell’Ue accentuandone ispirazione solidale, sia al MES, con progetti di potenziamento e di modernizzazione dei sistemi sanitari, sarà poi necessario che Governo e Parlamento approvino, insieme allo strumento di bilancio, il piano del quale si discute in questi giorni, rendendolo sempre più credibile e coerente con gli obiettivi indicati da Bruxelles per affrontare al meglio la crisi economica e sociale determinata dalla pandemia.
Una priorità assoluta dovrà essere dedicata alle certezze, alla tempestività e alla fruibilità degli interventi, valutando quanto abbia pesato e pesi un gap intollerabile fra decisioni della spesa ed esecuzione degli interventi.
A questo proposito sarà istruttivo valutare, a 6 anni dal decollo dei fondi strutturali 2014-2020 come l’Italia sia stata paradossalmente capace di non spenderne il 71%, circa 38 miliardi che rischiano di andare perduti.
È un primato triste sul quale ci siamo più volte soffermati e che va assolutamente cancellato dal nostro orizzonte.