Nuova e brusca escalation nel conflitto in medioriente intreccia Gaza, Libano e Iran. Almeno 24 palestinesi, tra cui diversi bambini, sono stati uccisi nei raid israeliani sulla Striscia, mentre l’aeronautica israeliana ha colpito Beirut, prendendo di mira quello che fonti militari definiscono “un terrorista chiave” di Hezbollah. La tensione regionale appare nuovamente sul punto di oltrepassare una soglia critica. Secondo fonti mediche palestinesi, riprese da Al Jazeera, gli attacchi compiuti ieri da Israele hanno provocato 24 morti e 87 feriti. Gaza City è stata colpita da un drone che ha ucciso undici persone, mentre altri raid hanno interessato Deir el Balah e il campo profughi di Nuseirat. Fonti locali parlano inoltre di “pesanti attacchi” su Rafah, nel sud della Striscia. Le forze armate israeliane hanno rivendicato l’uccisione o la cattura dei 17 miliziani palestinesi che ieri avevano tentato di fuggire da un tunnel di Hamas nell’area di Rafah. L’Idf sostiene che sei siano stati eliminati subito dopo l’emersione, cinque arrestati e altri cinque uccisi nelle ore successive, mentre l’ultimo è stato catturato nella tarda serata. I sei detenuti sono stati consegnati allo Shin Bet. Nonostante il cessate il fuoco dichiarato il 10 ottobre, l’Ufficio stampa del governo di Gaza ha denunciato che 342 civili, in gran parte donne, bambini e anziani, sono stati uccisi da allora in attacchi israeliani, con almeno 875 feriti, parlando di “punizione collettiva” e di violazioni delle Convenzioni di Ginevra.
Netanyahu: “Israele agisce da solo”
Aprendo la riunione di governo, Netanyahu ha accusato Hamas di violare il cessate il fuoco e ha respinto come “menzogna assoluta” l’idea che Israele abbia bisogno del via libera americano per condurre i raid. Un funzionario Usa aveva dichiarato ieri che i bombardamenti su Gaza sarebbero avvenuti con l’accordo di Washington. “Israele opera indipendentemente da chiunque” ha affermato il premier, sottolineando che la sicurezza nazionale “non dipende da autorizzazioni esterne”.
Hamas al Cairo
Intanto una delegazione di Hamas è giunta al Cairo per colloqui con l’intelligence egiziana, Qatar e Stati Uniti. Sul tavolo la gestione dell’escalation e il passaggio alla seconda fase del piano di Donald Trump sul futuro di Gaza. Fonti arabe sostengono che gli incontri siano volti soprattutto a contenere le violenze per evitare un collasso definitivo della tregua.
Raid su Beirut
La notte di ieri ha visto anche un improvviso innalzamento della tensione sul fronte libanese. L’esercito israeliano ha confermato di aver colpito il sobborgo di Dahiyeh, roccaforte di Hezbollah a sud di Beirut, per eliminare il capo di stato maggiore ad interim della milizia sciita, Ali Tabatabai, considerato il numero due dell’organizzazione. Non è ancora chiaro se il bersaglio sia stato effettivamente colpito. Il raid, il primo sulla capitale libanese da cinque mesi, ha causato un morto e 21 feriti, secondo un bilancio diffuso dal ministero della Sanità libanese. Un dirigente di Hezbollah, Mahmoud Qomati, ha accusato Israele di aver “superato un’altra linea rossa”, confermando che una “personalità della resistenza” era stata presa di mira, ma aggiungendo che l’esito dell’operazione rimane incerto. Dal suo ufficio, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha rivendicato l’attacco, affermando che Israele “agirà ovunque e in ogni momento” per impedire a Hezbollah di ricostruire la propria capacità militare.
Teheran: “Usa e Israele mirano a colpire Khamenei”
La risposta iraniana non si è fatta attendere. Il ministro dell’intelligence Esmail Khatib ha avvertito che “il nemico” – riferendosi a Stati Uniti e Israele – starebbe tentando di colpire la Guida suprema Ali Khamenei, con operazioni di sabotaggio e presunti tentativi di assassinio. Dichiarazioni di questo tipo, rarissime prima della guerra lampo di giugno tra Iran e Israele, alimentano i timori di un nuovo fronte regionale.



