Il presidente giapponese Sanae Takaichi ha respinto con fermezza la richiesta della Cina di ritrattare le recenti dichiarazioni su Taiwan, ribadendo la posizione di Tokyo a favore della stabilità regionale e del diritto all’autodeterminazione. “Il Giappone non ritratterà le proprie parole. La pace si costruisce con la chiarezza, non con l’ambiguità,” ha dichiarato Takaichi in una conferenza stampa al Palazzo Kantei. La tensione è esplosa dopo che, durante il vertice della scorsa settimana, Takaichi aveva definito Taiwan “un partner essenziale per la sicurezza e la democrazia in Asia”. Pechino ha reagito duramente, convocando l’ambasciatore giapponese e chiedendo una rettifica immediata. La risposta di Tokyo, tuttavia, è stata netta: “Non accettiamo pressioni né diktat,” ha aggiunto il presidente. Il ministero degli Esteri cinese ha accusato il Giappone di “interferenza negli affari interni” e ha minacciato “conseguenze serie” se la posizione non verrà modificata. In risposta, il ministro della Difesa giapponese ha annunciato un rafforzamento della cooperazione militare con Stati Uniti e Australia, sottolineando che “la sicurezza di Taiwan è direttamente collegata alla sicurezza del Giappone”. Gli analisti vedono in questa vicenda un ulteriore segnale del deterioramento delle relazioni tra Tokyo e Pechino, già tese per le dispute territoriali nel Mar Cinese Orientale e per le esercitazioni militari cinesi intorno all’isola. Intanto, a Taipei, il governo ha espresso gratitudine per il sostegno giapponese. “La voce del Giappone è fondamentale per la comunità internazionale,” ha dichiarato la presidente Lai Ching-te. La crisi diplomatica potrebbe avere ripercussioni anche sul piano economico: la Cina è il principale partner commerciale del Giappone, ma la linea dura di Takaichi sembra indicare una strategia di lungo periodo, volta a rafforzare l’asse democratico nell’Indo-Pacifico. Un messaggio chiaro: Tokyo non intende arretrare.



