Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato la risoluzione proposta dagli Stati Uniti che sostiene il piano di pace di Donald Trump per Gaza e autorizza l’invio di una forza internazionale di stabilizzazione. Il testo ha ottenuto tredici voti favorevoli mentre Russia e Cina si sono astenute. La bozza riveduta introduce un Board of Peace, organo di governance transitoria fino al 2027 presieduto da Trump e aperto agli stati membri del Consiglio, incaricato di accompagnare la ricostruzione e la riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese. La risoluzione indica che solo dopo la riforma dell’ANP e significativi progressi nella ricostruzione potranno crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione palestinese. A spingere per un rapido voto sono stati i principali paesi arabi. L’ANP ha accolto il risultato come un passo fondamentale verso la pace. Lo Stato di Palestina ha insistito sulla necessità di un’attuazione immediata per proteggere la popolazione civile e garantire il ritiro delle forze occupanti, evitando nuovi sfollamenti e rafforzando la prospettiva dei due Stati.Washington ha celebrato il voto. Trump ha parlato di un momento storico che porterà pace nel mondo e ha ringraziato tutti i membri del Consiglio. Netanyahu ha definito la risoluzione un passo che garantirà pace e prosperità grazie alla completa smilitarizzazione e deradicalizzazione di Gaza. Ha aggiunto che il piano favorirà l’integrazione regionale e l’espansione degli Accordi di Abramo. Tuttavia l’esercito israeliano ha espresso forti riserve sulla vendita di F35 all’Arabia Saudita, decisione annunciata da Trump, avvertendo che metterebbe a rischio la superiorità militare aerea del paese.Hamas ha invece respinto il piano definendolo un meccanismo di tutela internazionale imposto alla Striscia che priva le fazioni palestinesi di un ruolo reale. Il gruppo ha contestato soprattutto il mandato della forza internazionale che includerebbe compiti di disarmo della resistenza. Per Hamas una missione esterna può al massimo monitorare il cessate il fuoco ai confini sotto supervisione ONU.
La posizione dell’Italia
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito la risoluzione un passo nella giusta direzione. L’Italia seguirà da vicino le fasi successive e sosterrà la transizione verso la pace e la soluzione dei due popoli e due Stati. Sul fronte umanitario la Farnesina ha distribuito in collaborazione con la Fao sessanta tonnellate di foraggi ad alta densità nutrizionale a duecento pastori e allevatori e ha predisposto la consegna di oltre tremilacinquecento kit veterinari.
Riserve di Russia e Cina
Le astensioni di Mosca e Pechino confermano il profondo scetticismo delle due potenze. La Cina ha criticato l’assenza di un impegno chiaro sulla soluzione dei due Stati e il ruolo limitato attribuito all’ONU e all’ANP. La Russia ha denunciato la mancanza di strumenti di verifica e la vaghezza dei tempi per il trasferimento del controllo di Gaza all’ANP. Entrambe hanno evitato il veto per non aggravare ulteriormente la crisi umanitaria.
Sul campo: Gaza e Cisgiordania
Sul terreno la situazione resta fragile. L’esercito israeliano ha annunciato ieri di aver ucciso due uomini che avevano superato la Linea gialla nel sud della Striscia ritenendoli una minaccia immediata per le truppe della Brigata Nahal. A Gaza intanto si aggrava l’emergenza dopo le prime piogge invernali. Le agenzie umanitarie stimano oltre duecentocinquantamila famiglie in difficoltà per la mancanza di tende adeguate. Secondo l’ONU più di tredicimila famiglie sono state colpite dalle inondazioni generate dalle tempeste di venerdì. In un mese di cessate il fuoco sono state rimosse centomila tonnellate di detriti ma quasi cinquantotto milioni restano disperse in tutta la Striscia e metà sono tuttora irraggiungibili. In Cisgiordania continuano intanto gli attacchi dei coloni israeliani. Nel villaggio di al Jaba sono state incendiate case e automobili nella notte di lunedì. L’ondata di violenze è cresciuta in autunno durante la stagione della raccolta delle olive. Ottobre ha registrato il numero più alto di aggressioni da quando l’ONU ha iniziato il monitoraggio.



