Alice ed Ellen Kessler, tra i volti più riconoscibili dello spettacolo europeo del dopoguerra, sono morte all’età di 89 anni. Lo riferisce la Bild, secondo cui le due sorelle avrebbero scelto un doppio suicidio assistito. La polizia di Monaco ha confermato l’intervento delle forze dell’ordine, senza rilasciare ulteriori dettagli. Secondo le informazioni raccolte dal quotidiano tedesco, la polizia criminale era stata informata preventivamente delle loro intenzioni. Unite fino all’ultimo momento, le due gemelle avevano costruito una carriera che le aveva rese un simbolo popolare in Germania, in Italia e nel resto d’Europa. La loro storia inizia nel 1936 a Nerchau, in Sassonia, dove nascono e crescono in una Germania che cerca di ricostruirsi. Da giovanissime entrano nei corsi di danza del Teatro dell’Opera di Lipsia: è il primo passo verso una disciplina che diventerà il tratto distintivo della loro vita artistica.
L’adolescenza è segnata dal contesto della Germania divisa, ma appena possibile attraversano il confine e lasciano il Paese. Entrano nelle Bluebells, la compagnia internazionale del Lido di Parigi. È lì che le due perfezionano la loro cifra scenica: movimenti speculari, coreografie sincronizzate, un controllo del corpo che nella televisione degli anni successivi diventerà marchio riconoscibile.
L’arrivo in Italia
L’Italia arriva nel 1961, nel pieno della stagione d’oro del varietà. L’apparizione a Studio Uno è immediatamente di forte impatto: alte, coordinate, capaci di coniugare danza, canto e presenza scenica, le Kessler entrano nel linguaggio popolare del Paese. Brani come Pollo e champagne e La notte è piccola diventano inni leggeri di un’Italia che cambia ritmo e immaginario. La loro figura, elegante e decisamente televisiva, contribuisce a definire l’estetica dei varietà Rai degli anni Sessanta. La loro immagine appare sulle riviste internazionali, fino alla copertina di Life. Il cinema le sfiora, il teatro le accompagna in alcuni momenti, ma è la televisione il luogo in cui restano più forti. Negli anni Ottanta rientrano in Germania, senza interrompere il legame con il pubblico italiano. Continuano a lavorare, partecipano a programmi e progetti teatrali, mantenendo un profilo discreto. Il loro rapporto – personale e professionale – rimane saldo: non si sposano, vivono vicine, con due vite parallele che restano intrecciate.



