Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato di aver “preso una decisione” sul Venezuela, senza però rivelarne il contenuto. L’annuncio, pronunciato davanti ai giornalisti mentre si preparava a partire per la Florida, alimenta l’incertezza su una possibile azione militare contro il governo di Nicolás Maduro, accusato da Washington di guidare un narco-Stato e di minacciare la stabilità regionale. La dichiarazione arriva in un momento di forte tensione tra i due Paesi, con il dispiegamento di unità navali statunitensi nel Mar dei Caraibi, tra cui la portaerei Gerald R. Ford, che ha intensificato la pressione su Caracas. Secondo fonti dell’amministrazione USA, sono allo studio tre opzioni: attacchi mirati alle infrastrutture militari venezuelane, operazioni di sabotaggio, o la cattura del presidente Maduro. La risposta del leader venezuelano non si è fatta attendere. In un discorso trasmesso dalla televisione di Stato, Maduro ha accusato gli Stati Uniti di voler provocare un cambio di regime e ha lanciato un appello diretto al popolo americano: “Vogliamo un’altra Gaza in Sudamerica? Lasciatemelo dire, no. La pace trionferà qui”. Il presidente ha parlato sia in spagnolo che in inglese, denunciando “la mano folle di coloro che ordinano bombardamenti, uccisioni e guerra”. Il riferimento alla crisi in Medio Oriente non è casuale: Maduro intende evocare lo spettro di un conflitto prolungato e devastante, paragonando il Venezuela a un possibile teatro di guerra simile alla Striscia di Gaza. Una retorica che mira a mobilitare l’opinione pubblica internazionale e a rafforzare il fronte interno. Mentre la diplomazia tace, la tensione cresce. E il silenzio sulla “decisione” di Trump lascia aperti scenari che vanno dalla pressione economica all’intervento armato. Il Venezuela, intanto, si prepara a resistere.



