La Knesset ha approvato ieri in prima lettura l’emendamento che introduce la pena di morte per chi uccide israeliani con movente nazionalistico. Il testo impone ai tribunali la condanna capitale e consente ai giudici militari in Cisgiordania di deliberare a maggioranza semplice, togliendo ai comandanti il potere di commutare la pena. La formulazione che tutela “la rinascita del popolo ebraico nella sua terra” circoscrive di fatto l’applicazione ai colpevoli arabi.
Hamas parla di legge criminale e razzista, il ministero degli Esteri palestinese la definisce un salto nell’estremismo. Amnesty e alcuni esperti Onu condannano la misura come regressiva e discriminatoria. Il ministro Itamar Ben Gvir ha invece esultato dicendo che si sta facendo la storia. Serviranno altre due letture per l’approvazione definitiva. Parallelamente, nel ventunesimo anniversario della morte di Yasser Arafat, le autorità palestinesi hanno deposto corone sulla sua tomba a Ramallah, mentre dal lato opposto a Kfar Saba si è svolta la sepoltura del tenente Hadar Goldin, ucciso nel 2014 e rimasto per undici anni a Gaza.
Il padre invita a non coltivare odio, il capo di Stato Maggiore Eyal Zamir lo definisce un combattente fino all’ultimo. Restano da restituire altre salme previste dall’accordo sul cessate il fuoco. Intanto dalla Striscia arrivano notizie di recuperi di corpi tra le macerie a Gaza City e a Khan Younis. Fonti militari di alto rango in Israele chiedono misure urgenti contro la violenza dei coloni in Cisgiordania, spiegano che le linee rosse sono state superate e lamentano scarsi arresti. In questo quadro fonti diplomatiche indicano come sempre più probabile una divisione di fatto della Striscia lungo la Linea Gialla, con ricostruzione limitata alla zona controllata da Israele se il processo politico resterà bloccato.
Media israeliani riferiscono di un progetto statunitense per una grande base vicino a Gaza al servizio delle forze internazionali che dovranno presidiare il cessate il fuoco. Da Gerusalemme filtra che Benjamin Netanyahu non avrebbe promesso un salvacondotto per miliziani di Hamas intrappolati nei tunnel di Rafah. Oggi ad Ankara il ministro turco Hakan Fidan vedrà l’omologo egiziano Badr Abdelatty per discutere di tregua e ricostruzione.
Siria, apertura con gli Stati Uniti
Dopo l’incontro alla Casa Bianca tra Donald Trump e il primo ministro siriano ad interim Ahmed Al Sharaa, Damasco ha ottenuto la firma di una dichiarazione di cooperazione politica con la coalizione anti Isis, con una sospensione parziale per altri 180 giorni delle sanzioni. Washington valuta di riaprire l’ambasciata siriana per il coordinamento su sicurezza ed economia.
Restano fuori dal perimetro le transazioni con Russia e Iran, continuano i divieti per individui legati al vecchio regime e per beni sensibili. Nel Congresso emergono resistenze, in particolare dal repubblicano Brian Mast. Sul terreno si registra una intensa attività militare russa in Siria con una delegazione atterrata alla base di Hmeimim. A Damasco il Museo Nazionale denuncia il furto di sei statue romane, segno di una sicurezza ancora fragile.
Gli altri fronti
Mentre in Libano l’esercito israeliano riferisce di aver colpito infrastrutture di Hezbollah nella zona di Houla nel sud del paese, i ribelli yemeniti comunicano la cessazione degli attacchi contro Israele e contro il traffico navale nel Mar Rosso. Avvertono però che riprenderanno le operazioni se l’aggressione a Gaza dovesse ricominciare. La mossa alleggerisce un corridoio strategico per i commerci, ma la minaccia resta come leva politica. Da parte sua l’Iran accusa Washington di inviare messaggi contraddittori sul negoziato nucleare. Avichay Adraee, storico portavoce in arabo delle Forze di difesa israeliane, lascia l’esercito dopo venti anni.
Italia, visti per studenti iraniani
Il Tribunale di Torino ha ordinato alla Farnesina e all’Ambasciata d’Italia a Teheran di fissare entro il 30 novembre gli appuntamenti per i visti degli studenti iraniani ammessi nelle università italiane. Asgi parla di inerzia amministrativa che rischia di far perdere l’anno accademico a migliaia di persone. Il ministro della Difesa Guido Crosetto conferma la disponibilità ad addestrare future forze di sicurezza palestinesi in un luogo esterno, non a Gaza né a Rafah, per tutelare i carabinieri.



