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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Mattarella: “Il Trattato di Osimo trasformò un confine di dolore in un ponte d’Europa”

lunedì, 10 Novembre 2025
1 minuto di lettura

Cinquant’anni fa, il 10 novembre 1975, l’Italia e la Jugoslavia firmavano il Trattato di Osimo, ponendo fine a decenni di tensioni e incertezze sul confine orientale. Oggi, a mezzo secolo di distanza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato l’accordo come “una tappa decisiva della riconciliazione europea” e “un modello di cooperazione e dialogo tra popoli un tempo divisi”. Nel suo messaggio diffuso in occasione dell’anniversario, il capo dello Stato ha sottolineato come il Trattato, “sullo slancio dello spirito della Conferenza di Helsinki”, abbia permesso di comporre in modo pacifico la “questione adriatica”, eredità amara della Seconda guerra mondiale e delle tensioni seguite al crollo del confine stabilito dal Trattato di Rapallo del 1920.
A esso – ha ricordato Mattarella – dobbiamo la definitiva attribuzione, con certezza giuridica, di Trieste alla Repubblica Italiana e la risoluzione delle divergenze relative ai confini, ingrata eredità della guerra fascista”.

Dal confine conteso al confine più aperto d’Europa

Il Presidente ha voluto ricordare anche lo spirito di collaborazione che rese possibile l’intesa, siglata dai Ministri degli Esteri Mariano Rumor e Milutin Sosic: “La buona volontà delle parti ha consentito di chiudere uno dei passaggi più amari della recente storia italiana, trasformando quelle aree, nel giro di pochi anni, da pagina dolorosa a confine il più aperto d’Europa, da luogo di aspra contrapposizione a luogo di cooperazione”. Una cooperazione che si è consolidata nel tempo, anche grazie alla comune appartenenza all’Unione Europea di Italia, Slovenia e Croazia, divenuta oggi una piattaforma di dialogo e sviluppo condiviso.

Un esempio per la comunità internazionale


Mattarella ha voluto rimarcare il valore universale di quell’esperienza storica: “Il percorso di riconciliazione e ampia collaborazione con quei Paesi costituisce un esempio nella comunità internazional”. Il presidente ha poi sottolineato il ruolo determinante della cooperazione transfrontaliera e della tutela delle minoranze linguistiche nelle aree di insediamento storico, considerate “fondamentali elementi di dialogo e di sviluppo congiunto”.
Grazie a queste politiche, ha aggiunto, “si è riusciti a bonificare i lacerti di odio giacenti e a promuovere benessere e stabilità per le rispettive comunità, in segno concreto dell’affermazione dei principi di libertà, uguaglianza, democrazia e rispetto dello Stato di diritto”.

L’impegno italiano nei Balcani

Guardando al presente e al futuro, Mattarella ha ribadito l’impegno dell’Italia a favore della stabilità regionale: “L’apporto italiano a fare dei Balcani una terra di pace rappresenta un impulso affinché si superino le contrapposizioni e le tensioni tuttora presenti nell’area, facendo prevalere i processi di stabilizzazione e la prospettiva europea per ciascuno dei partner regionali”.
Per il capo dello Stato, la prospettiva di un’Europa unita e pacifica passa proprio da quella regione: “L’orizzonte di pace e prosperità sarà rafforzato dal ricongiungimento dei Paesi balcanici, con Italia, Slovenia e Croazia, alla piattaforma di valori dell’Unione Europea”.

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