La crisi politica negli Stati Uniti rallenta la macchina del sostegno militare all’Ucraina. Secondo un’inchiesta di Axios, oltre 5 miliardi di dollari in forniture di armi americane destinate ai Paesi Nato e a Kiev sarebbero congelati a causa dello shutdown federale, che sta paralizzando il Dipartimento di Stato e il Pentagono. La sospensione parziale delle attività governative, provocata dal mancato accordo al Congresso sul bilancio, sta creando ritardi anche nei voli civili e nei programmi di sicurezza internazionale, complicando ulteriormente lo scenario di guerra in Europa orientale.
Il documento citato da Axios conferma che il blocco coinvolge “programmi di assistenza militare già approvati e fondi destinati alla logistica e alla manutenzione degli equipaggiamenti”.
Una frenata che preoccupa Kiev, già impegnata a fronteggiare una nuova ondata di attacchi russi contro le infrastrutture energetiche, con conseguenze pesanti per la popolazione civile.
Razzi e blackout
Intanto ieri l’Aeronautica ucraina ha segnalato una nuova serie di raid con droni e missili su diverse regioni del Paese. Secondo il Governo di Kiev, le offensive russe hanno preso di mira centrali e sottostazioni elettriche, lasciando “a zero” la produzione energetica in ampie aree. Le autorità stanno cercando di ripristinare elettricità, riscaldamento e acqua, ma i blackout prolungati aggravano la crisi umanitaria alle porte dell’inverno.
Negli ultimi giorni Mosca ha intensificato gli attacchi contro la rete elettrica, lanciando centinaia di droni ‘Shahed’ e missili da crociera. “La Russia punta a colpire la capacità di resistenza della popolazione, ma non riuscirà a piegare la nostra determinazione”, ha commentato un portavoce del Ministero dell’Energia ucraino.
Lavrov all’attacco
Da segnalare poi che il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha rinnovato le accuse contro Bruxelles per il progetto europeo di utilizzare gli asset russi congelati a favore della ricostruzione e del sostegno militare a Kiev: “Il cinismo con cui la Commissione europea interpreta la Carta dell’Onu e altre norme giuridiche internazionali non sorprende più nessuno. Tali azioni costituiscono un vero e proprio inganno e una rapina. Si sono risvegliati negli europei istinti colonialisti e pirateschi di vecchia data” ha dichiarato all’emittente Ria Novosti. Lavrov ha aggiunto che “non esiste un modo legale per espropriare i beni russi”, avvertendo che Mosca risponderà in modo appropriato a ogni tentativo di utilizzare le sue riserve valutarie: “La Russia agirà secondo il principio di reciprocità e nell’interesse dei propri cittadini”.
Il capo della diplomazia russa ha poi ribadito la disponibilità a mantenere contatti con Washington: “È essenziale per discutere la questione ucraina e l’agenda bilaterale. Comunichiamo regolarmente e siamo pronti a incontri di persona quando necessario”.
Le reazioni europee
Le parole di Lavrov hanno suscitato immediate reazioni a Bruxelles. Il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova, ha definito “grottesco” l’uso del diritto internazionale da parte del ministro russo: “Fa sorridere sentire parlare di diritto e di Carta dell’Onu il rappresentante di un regime che ha invaso un Paese libero e continua a bombardare civili. L’utilizzo dei capitali russi congelati per sostenere l’Ucraina è conforme al diritto e, soprattutto, a un criterio di giustizia e responsabilità. Le minacce di dovrebbero spingere l’Europa ad andare avanti, non a fermarsi”.



