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Giancarlo Giorgetti, Ministro dell'economia e delle finanze

Manovra, Istat e Upb: “Il taglio Irpef favorisce i redditi alti”. Giorgetti: “Tuteliamo i ceti medi”

Audizioni sulla legge di Bilancio. Per gli istituti indipendenti oltre l’85% dei benefici va ai quinti più ricchi. Bankitalia parla di effetti contenuti sulle disuguaglianze, mentre il Ministro dell’Economia difende la linea del rigore e la stabilità dei conti
venerdì, 7 Novembre 2025
2 minuti di lettura

È stato quello di ieri l’ultimo giorno di audizioni parlamentari sulla manovra 2026. Sul tavolo è restato il nodo del taglio di due punti percentuali della seconda aliquota Irpef, dal 35% al 33% per i redditi superiori a 28mila euro. Una misura che, secondo il Governo, punta a “tutelare i redditi medi”, ma che Istat, Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio giudicano più vantaggiosa per le fasce più alte della popolazione. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenendo in Senato, ha difeso l’impostazione della manovra: “Il mantenimento di una politica di bilancio responsabile rappresenta un requisito fondamentale per il nostro Paese. Nel nuovo quadro di governance europea, gli spazi di manovra sono più contenuti rispetto al passato”.

Il Ministro ha ricordato che “la riduzione di due punti percentuali dell’aliquota Irpef è volta a tutelare i contribuenti con redditi medi”, coinvolgendo 13,6 milioni di lavoratori, pari al 32% del totale, per un beneficio medio annuo di 218 euro e un massimo di 440 euro.

“Benefici concentrati sui redditi medio-alti”

In audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, la Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Lilia Cavallari ha illustrato i risultati delle simulazioni. Secondo le stime, la riduzione dell’aliquota riguarderà “poco più del 30% dei contribuenti, circa 13 milioni di persone oltre la soglia dei 28mila euro”, con un minor gettito Irpef di 2,7 miliardi. Circa il 50% del risparmio d’imposta andrà a contribuenti con redditi oltre i 48mila euro, che rappresentano l’8% del totale: “La misura sposta il beneficio verso le fasce medio-alte, mentre gli interventi degli anni precedenti avevano favorito quelle medio-basse”.

Secondo l’Upb un dirigente guadagnerà in media 408 euro, contro i 23 euro di un operaio. Il quadro macroeconomico, inoltre, resta debole: il Pil italiano, ha detto Cavallari, “cresce meno della media Ue”, con una variazione acquisita dello 0,5% nel 2024 e prospettive di stagnazione dovute al calo dell’industria e dei consumi. La linea del Governo è stata però definita “prudente”, coerente con la riduzione graduale del disavanzo “sotto la soglia del 3% del Pil entro il 2025”.

“L’85% delle risorse ai quinti più ricchi”

Per l’Istat il taglio Irpef interessa “poco più di 14 milioni di contribuenti” per un beneficio medio annuo di 230 euro, che coinvolge “circa 11 milioni di famiglie, pari al 44% del totale”. Il Presidente Francesco Maria Chelli ha però precisato che oltre l’85% delle risorse sarà destinato “alle famiglie appartenenti ai quinti più ricchi della distribuzione del reddito”.

Secondo le stime, il guadagno medio varia dai 102 euro per le famiglie più povere ai 411 euro per quelle più ricche: “Il beneficio comporta una variazione inferiore all’1% del reddito familiare in tutte le classi di reddito”.

“Effetti modesti sulle disuguaglianze”

Un giudizio più equilibrato è arrivato dalla Banca d’Italia. Il Vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica Fabrizio Balassone ha spiegato che le misure “non comportano variazioni significative nella distribuzione del reddito disponibile”. Il taglio Irpef favorisce i nuclei appartenenti ai due quinti più alti della distribuzione, “ma con un impatto percentualmente modesto”.

Balassone ha ricordato che le principali coperture finanziarie derivano dall’inasprimento della tassazione su banche e assicurazioni (4,1 miliardi nel 2026 e 2027) e dalla riprogrammazione del Pnrr (oltre 5 miliardi nel 2026).

Sulle nuove rottamazioni fiscali, la Banca d’Italia invita alla cautela: “In passato non hanno accresciuto l’efficacia nel recupero del gettito”. Quanto all’Isee, Balassone ha suggerito che “le revisioni andrebbero effettuate con parsimonia, senza snaturarne la funzione di misurazione del bisogno”. La Banca d’Italia ha inoltre definito il sistema bancario italiano “solido e redditizio”, ma ha ammonito che “sarebbe opportuno evitare frequenti modifiche inattese della tassazione”.

Una manovra di rigore in un quadro incerto

Tornando a Giorgetti, ieri ha ribadito che la manovra 2026 si inserisce in un contesto economico incerto, con tassi di interesse in rialzo e margini di bilancio più stretti: “Ogni anno l’Italia rinnova circa 400 miliardi di titoli di debito pubblico. La stabilità dei conti resta essenziale per la fiducia dei mercati”. Il contributo maggiore alle entrate, ha aggiunto, arriverà dal settore bancario e assicurativo, con circa 10 miliardi nel triennio.

Una politica, ha concluso il Ministro, che “mantiene equilibrio tra rigore e sostegno al potere d’acquisto”, ma che per Istat e Upbcontinua, in pratica a premiare i redditi medio-alti più dei ceti popolari.

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