Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che il leader venezuelano Nicolás Maduro “ha i giorni contati”, mentre la portaerei USS Gerald R. Ford, la più grande al mondo, è entrata nel Mar dei Caraibi accompagnata da 4.000 militari e tre navi da guerra. L’annuncio, rilasciato il 2 novembre durante un’intervista alla CBS, ha riacceso le tensioni tra Washington e Caracas, con il governo venezuelano che parla di “provocazione militare”. “Non vogliamo una guerra, ma non possiamo più tollerare il regime criminale di Maduro,” ha affermato Trump, aggiungendo che “la sua permanenza al potere è agli sgoccioli”. Il Pentagono ha definito il dispiegamento una operazione antidroga, ma fonti diplomatiche indicano che si tratta di un messaggio politico diretto al governo chavista, accusato da Washington di collusione con cartelli criminali e violazioni dei diritti umani. Le esercitazioni militari statunitensi sono in corso anche a Porto Rico, dove unità speciali simulano sbarchi costieri e interventi rapidi. Secondo Sky TG24, sono già stati condotti raid contro imbarcazioni sospette, con decine di vittime non confermate. Il governo venezuelano ha chiesto l’intervento dell’ONU e ha rafforzato i legami con Russia, Cina e Iran, che hanno condannato l’azione americana. Il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López ha definito il dispiegamento “una minaccia diretta alla sovranità nazionale”, mentre Maduro ha accusato Trump di voler “distrarre l’opinione pubblica americana” in vista delle elezioni del 2026. Caracas ha mobilitato le forze armate lungo la costa e ha avviato esercitazioni congiunte con reparti russi. La comunità internazionale è divisa: mentre Brasile e Messico chiedono moderazione, Colombia e Guyana esprimono preoccupazione per la sicurezza regionale. L’Unione Europea ha invitato le parti al dialogo, ma ha anche ribadito la condanna per le violazioni del regime venezuelano.
                
				
            

