Il problema per le attività commerciali, in particolare quelle che si svolgono sulle piccole superfici, è rimasto da anni lo stesso: volumi di affari bassi, costi di gestione, personale ed energia in aumento, e nel contempo spese delle famiglie ferme. Su questo tema insiste la Confesercenti ricordando come l’estate già archiviata si è chiusa sotto le attese e i dati diffusi oggi dall’Istat confermano un quadro di crescita debole. “La congiuntura resta stagnante, con risultati inferiori alle valutazioni del Governo: un fatto di cui la manovra in arrivo deve tenere conto”, sottolinea in una nota la confederazione, nel commentare la stima preliminare del Pil per il periodo luglio-settembre e i dati sulla occupazione di settembre resi noti dall’Istituto di statistica.
“Nel terzo trimestre il Pil è rimasto invariato, senza recuperare la flessione registrata nel trimestre precedente (-0,1%). Una dinamica che conferma quanto Confesercenti segnala”, osserva in una nota la confederazione, “da tempo: la ripresa si sta progressivamente indebolendo. I flebili segnali positivi che sembrano emergere in avvio di quarto trimestre potrebbero non bastare per riportare la crescita sullo 0,7% stimato dall’esecutivo per il 2026”.
Ancora niente crescita
Il rischio concreto per Confesercenti è un ulteriore rallentamento, anche a causa della sostanziale assenza di misure espansive nella manovra.
“Nel complesso del 2025 l’economia italiana mostra un avanzamento moderato, trainato quasi esclusivamente dalle costruzioni. I servizi crescono ma con intensità contenuta, mentre l’industria fatica ancora”, puntualizza la Confesercenti, “Previsioni come quelle dell’Ocse e della Banca d’Italia, che indicavano una ripresa graduale, stimavano anch’esse un +0,1% nel terzo trimestre: una valutazione che non si è materializzata”.
Sul fronte interno, il nodo principale resta la domanda delle famiglie. “Dopo due anni già caratterizzati da debolezza, nella prima metà del 2025 si è registrato un nuovo rallentamento”, fa presente la Confederazione, “che ha coinvolto beni e servizi”. Le ultime rilevazioni sul commercio al dettaglio suggeriscono una possibile riduzione dei consumi anche nel terzo trimestre, con effetti più accentuati per i piccoli esercizi. “Il potere d’acquisto”, osserva ancora la Confesercenti, “ha recuperato parte delle perdite degli anni dell’inflazione, sostenuto dal rallentamento dei prezzi e dal mercato del lavoro. L’occupazione cresce ancora – +67mila occupati rispetto ad agosto – e chiuderà l’anno con un +0,9%, come nel 2024. Tuttavia”, segnala la confederazione, “le retribuzioni reali restano inferiori ai livelli pre-inflazione e questo limita la spesa delle famiglie. La crescita occupazionale riguarda, inoltre, soprattutto i lavoratori più anziani, con un impatto potenzialmente meno dinamico sui consumi. In mancanza di misure di stimolo, sarà difficile replicare questi risultati nel 2026”.
Servono interventi di sostegno
Nella legge di Bilancio, evidenzia infine la Confesercenti, “si dovrà quindi tenere conto di una congiuntura che è più fragile del previsto: è necessario rafforzare gli interventi a sostegno dei consumi delle famiglie e degli investimenti”.



