La filiera avicola italiana, uno dei pilastri dell’agroalimentare nazionale, chiede regole europee più eque e strumenti più rapidi per affrontare le sfide di un mercato globale sempre più competitivo. È questo il messaggio lanciato dal Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel corso della tavola rotonda “Competitività, sicurezza alimentare e fiducia del consumatore: il futuro della filiera avicola italiana nel contesto globale”, organizzata da Unaitalia durante l’assemblea generale “L’avicoltura italiana guarda al futuro”. “Il comparto avicolo rappresenta una delle eccellenze più avanzate del sistema agroalimentare italiano”, ha esordito Prandini, ricordando che il valore complessivo dell’agroalimentare nazionale supera i 707 miliardi di euro, pari a un quarto del PIL italiano.
Difendere l’agricoltura e la zootecnia, ha sottolineato, significa “proteggere l’intera economia del Paese”. La filiera avicola garantisce infatti prodotti sicuri, tracciabili e sostenibili, rispettando standard tra i più severi al mondo in materia di benessere animale e impatto ambientale.
Concorrenza sleale
Il Presidente di Coldiretti ha poi lanciato un allarme contro la mancanza di reciprocità nelle regole commerciali con i Paesi extra Ue: “La concorrenza sleale di prodotti importati a basso costo, realizzati con standard molto diversi dai nostri, mette a rischio la tenuta del comparto”, ha detto Prandini, che ha espresso forte preoccupazione per l’accordo Mercosur. “Non siamo per la chiusura dei mercati – ha precisato – ma chiediamo le stesse regole per tutti. Senza clausole di salvaguardia e principi di reciprocità, chi investe nella qualità viene penalizzato”.
Il settore avicolo, ha ricordato, è il più autosufficiente d’Italia, con una copertura del 105% del fabbisogno nazionale, e merita condizioni di export competitive che valorizzino la produzione Made in Italy.
Emergenze sanitarie
Prandini ha richiamato anche l’urgenza di migliorare la gestione delle crisi sanitarie, che negli ultimi anni hanno colpito duramente il comparto: “I ristori fermi al 2022 dimostrano quanto sia urgente dotarsi di strumenti più rapidi e di un fondo mutualistico interregionale per sostenere subito le aziende colpite. Non possiamo lasciare sole le imprese nel momento di maggiore difficoltà”.
Sul fronte ambientale, Prandini ha criticato un approccio eccessivamente teorico da parte dell’Unione europea: “Serve una sostenibilità reale, che unisca obiettivi ambientali, economici e sociali. Basta con la sostenibilità di facciata, fatta di burocrazia e non di risultati concreti”.
Secondo il presidente di Coldiretti, solo una visione pragmatica può difendere la capacità produttiva europea e la sicurezza alimentare dei cittadini, salvaguardando al tempo stesso la identità agricola e il modello di filiera italiano.
Infine, Prandini ha posto l’accento sull’importanza dell’innovazione e della logistica per la competitività del settore. “Una parte delle risorse del Pnrr sarà determinante per modernizzare il sistema logistico, ridurre i costi e accorciare la distanza tra produttori e mercati”, ha spiegato. “Solo così potremo aumentare l’efficienza della filiera e rendere ancora più competitivo il Made in Italy agroalimentare”.



