Ieri, a due giorni dall’ottantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite, Sergio Mattarella ha scelto di parlare senza mezze misure (come suo solito d’altronde) su questo tema da sempre a lui particolarmente caro. In un’intervista a ‘La Voce di New York’, il Presidente della Repubblica ha difeso l’Organizzazione e ha richiamato gli Stati al senso di responsabilità: l’Onu è sotto attacco, ma indebolirla o ignorarla significherebbe condurre il mondo verso un pericoloso arretramento storico e morale, il senso delle parole del Capo dello Stato. L’immagine del ‘Palazzo di Vetro’, un tempo simbolo di speranze e slancio verso la pace dopo la Seconda guerra mondiale, oggi appare più appannata. E di molto. Eppure, per Mattarella, resta il fulcro imprescindibile di un ordine globale fondato su regole condivise.
Un sistema imperfetto, ma indispensabile
Il Presidente ha ricordato come le Nazioni Unite abbiano contribuito a costruire un sistema basato su pace, sicurezza, cooperazione internazionale e diritti umani: “Una visione collaborativa e dialogante, fondata sulla coesistenza pacifica e sulla centralità della persona”. Ed è proprio quando questi principi vengono ignorati che esplodono conflitti e crisi devastanti: “La sua inosservanza provoca disastri. L’alternativa sarebbe il regresso a un mondo governato soltanto da rapporti di forza, come quello che condusse alle macerie del 1945”. Il Capo dello Stato ha invitato dunque a non confondere i limiti dell’Onu con le responsabilità degli Stati che ne disattendono le decisioni. Pretendere dall’Organizzazione risultati coercitivi senza sostenerla sarebbe ipocrita: “L’Onu deve essere adeguatamente sostenuto, la sua efficacia dipende dalla volontà politica dei membri”.
Risoluzioni, conflitti e “guerra mondiale a pezzi”
In un contesto globale segnato da quella “guerra mondiale a pezzi” evocata da Papa Francesco, dall’Ucraina a Gaza, Mattarella ha ammesso che alcune risoluzioni delle Nazioni Unite non trovano applicazione concreta. Ma ha sottolineato che il loro valore resta fondamentale, perché esprimono la posizione morale e politica della comunità internazionale e contribuiscono a mantenere viva la pressione diplomatica. Non solo: il ruolo dell’Onu nelle crisi umanitarie è insostituibile. È alle Nazioni Unite che ci si rivolge per mediazioni, assistenza, protezione dei civili e gestione delle emergenze umanitarie. E nessuna sfida transnazionale, dalla lotta alla povertà alla sicurezza alimentare, dal cambiamento climatico all’intelligenza artificiale, può essere affrontata senza un quadro globale comune.
Riformare il Consiglio di Sicurezza
Il Presidente è tornato sul nodo più discusso: la riforma del Consiglio di Sicurezza. La struttura risente ancora della logica del 1945, con cinque membri permanenti dotati di potere di veto che spesso paralizza l’azione internazionale. Mattarella ha rilanciato la proposta italiana, figlia del progetto del ministro Nino Andreatta del 1993 e oggi al centro dell’iniziativa ‘United for Consensus’: più membri eletti, non permanenti ma con mandati più lunghi, così da dare maggiore rappresentanza ad Africa, Asia e America Latina. È questa, per il Capo dello Stato, la strada per un Consiglio “più inclusivo, più trasparente e più credibile agli occhi dei popoli del mondo”, capace di rispondere alle nuove sfide multilaterali e di interrompere la spirale di sfiducia che rischia di allontanare alcuni Paesi dall’Onu.
Europa, il sogno del seggio unico
C’è poi il capitolo Europa: l’idea di un seggio unico dell’Unione europea nel Consiglio di Sicurezza rimane un obiettivo nobile, ma ancora distante. L’ostacolo è politico prima che diplomatico: senza una reale unione politica e di politica estera, l’Europa non può parlare con una voce sola.
Ma proprio le tensioni globali attuali mostrano quanto sia urgente accelerare l’integrazione europea per garantire al continente un ruolo incisivo nel sistema multilaterale.
Il messaggio finale di Mattarella è stato un monito carico di responsabilità storica: l’Onu non è un organismo superato, ma un presidio di pace, un argine essenziale contro il caos internazionale. Indebolirla o ignorarla significherebbe tradire lo spirito della Carta di San Francisco e mettere a rischio la convivenza globale. Risuonano allora con forza le prime parole del documento fondativo: “Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra”. Un impegno che oggi, come nel 1945, non può essere disatteso.



