L’Italia si scopre sempre più vecchia e con le culle vuote. Quelli qui di seguito sono davvero numeri terribili: nel 2024 sono nati 369.944 bambini, quasi 10mila in meno rispetto al 2023 (-2,6%). È il dato più basso mai registrato nella storia del Paese, secondo il rapporto diffuso dall’Istat, e segna un nuovo record negativo nella lunga discesa della natalità. Dal 2008, anno in cui le nascite superarono le 576mila unità, il calo è stato costante e profondo: oltre 207mila nati in meno in sedici anni, pari a una contrazione complessiva del 35,8%.
Il tasso di natalità si attesta oggi a 6,3 nati per mille abitanti, mentre la fecondità media per donna scende a 1,18 figli, un valore che non si era mai toccato in precedenza. È il simbolo di un Paese che genera sempre meno, e sempre più tardi: l’età media alla nascita del primo figlio sale a 31,9 anni, due anni in più rispetto a inizio secolo.
Culle vuote ovunque
Nel 2024 i primogeniti sono stati 181.487 (-2,7% rispetto al 2023), i secondi figli 133.869 (-2,9%), e quelli di ordine successivo 54.588 (-1,5%). La diminuzione coinvolge l’intero territorio nazionale, ma è più marcata nel Mezzogiorno (-4,3%) rispetto al Nord (-1,8%) e al Centro (-2%). Secondo l’Istat, “persistono difficoltà tanto nell’avvio della genitorialità quanto nel passaggio dal primo al secondo figlio, segno di un disagio economico e sociale ormai diffuso”.
A spiegare il declino concorrono fattori molteplici: la precarietà del lavoro giovanile, la difficoltà di accesso alla casa, il ritardo nei percorsi di formazione e un generale senso di insicurezza economica.
Le generazioni nate dopo la metà degli anni Settanta, già numericamente più ridotte, si trovano ora in età fertile e contribuiscono a restringere ulteriormente la base demografica. “È un ciclo che si autoalimenta: meno figli oggi significa meno adulti domani in grado di diventare genitori”, rileva l’Istat.
Italiani in calo
La diminuzione delle nascite è dovuta quasi interamente alle coppie di genitori italiani, da cui proviene il 78,2% dei nuovi nati. Nel 2024 i bambini nati da coppie italiane sono stati 289.183, in calo del 3,3% rispetto al 2023. Le nascite da coppie miste o straniere restano invece stabili: 80.761 (-0,2%). I nati da genitori entrambi stranieri diminuiscono dell’1,7%, ma crescono quelli da coppie miste (+2,3%), segno di un’Italia che, pur in crisi demografica, continua a diversificarsi culturalmente.
Nel 2024 la fecondità media delle donne italiane si è fermata a 1,11 figli, mentre per le straniere è stata 1,79. La Sardegna resta la regione con il tasso più basso (0,91), seguita da Molise e Basilicata. In cima alla classifica la Provincia autonoma di Bolzano, con 1,51 figli per donna, esempio isolato di equilibrio demografico positivo.
Una popolazione sempre più anziana
La crisi delle nascite si intreccia con il progressivo invecchiamento della popolazione, fenomeno che l’Istat definisce “una trasformazione strutturale di lungo periodo”. La fascia d’età 15-64 anni, quella considerata “attiva”, è in costante riduzione, con effetti diretti sulla produttività e sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e di welfare. Il Paese si sta spostando verso una composizione demografica in cui gli over 65 rappresentano una quota crescente, mentre la popolazione in età lavorativa diminuisce.
L’Istat stima che entro il 2050 la popolazione attiva sarà scesa di diversi milioni di unità, con un rapporto di dipendenza tra anziani e lavoratori in netto peggioramento. Senza un’inversione di tendenza l’Italia rischia di trasformarsi in una società a crescita zero, con un’economia rallentata e un sistema di welfare sotto pressione, si evince dalla lettura della nota diramata dall’Istituto di statistica.
Nascite e nuovi costumi
Oltre ai numeri, il rapporto Istat racconta anche i cambiamenti sociali in corso. Nel 2024, i nati fuori dal matrimonio rappresentano il 43,2% del totale, più del doppio rispetto al 2008 (19,7%). Cresce anche la diffusione del doppio cognome, applicato nel 6,7% dei casi, e si confermano i nomi più scelti: Leonardo e Sofia. Sono segnali di una società che cambia, ma che non riesce a invertire la curva del declino demografico.