L’amministrazione Trump ha autorizzato un’operazione segreta della CIA in Venezuela, con l’obiettivo dichiarato di “monitorare e contrastare le attività destabilizzanti del regime di Nicolás Maduro”. La notizia, trapelata da fonti interne al Congresso e confermata da analisti della sicurezza, segna un’escalation silenziosa nella strategia americana verso Caracas, già segnata da sanzioni economiche e isolamento diplomatico. Secondo quanto riportato da funzionari sotto anonimato, l’autorizzazione sarebbe stata firmata dal presidente Trump lo scorso mese, nell’ambito di un memorandum classificato che consente alla Central Intelligence Agency di operare con maggiore autonomia sul territorio venezuelano. L’azione, definita “non letale”, includerebbe operazioni di intelligence, supporto a reti locali di opposizione e sabotaggio informatico contro infrastrutture governative. “Non si tratta di un intervento militare, ma di una pressione strategica mirata,” ha dichiarato un ex funzionario della sicurezza nazionale. “L’obiettivo è indebolire il controllo autoritario di Maduro senza provocare un conflitto aperto.” Il segretario di Stato USA ha ribadito che “gli Stati Uniti non resteranno inerti di fronte alle violazioni dei diritti umani e alla crisi democratica in Venezuela”. Il Paese sudamericano è alle prese con una nuova ondata di proteste, inflazione fuori controllo e una diaspora che ha superato i sette milioni di cittadini. L’opposizione venezuelana ha accolto la notizia con cautela. Alcuni leader in esilio parlano di “sostegno necessario”, mentre altri temono che un coinvolgimento diretto della CIA possa rafforzare la retorica antiamericana del regime. Intanto, Mosca e Pechino — storici alleati di Maduro — hanno condannato l’iniziativa, definendola “una violazione della sovranità venezuelana”. L’operazione segreta, se confermata nei suoi dettagli, potrebbe ridefinire gli equilibri regionali e aprire una nuova fase di tensione tra Washington e Caracas.
