“È solo l’inizio. La situazione peggiorerà e diventerà più seria. Ci troviamo nella fase più difficile e pericolosa dalla fine della Seconda guerra mondiale”. Parole da far riflettere e preoccupare quelle usate ieri dal Premier danese Mette Frederiksen che ha aperto il vertice informale dei leader europei a Copenaghen, da dove ha lanciato un avvertimento senza precedenti sulla minaccia russa. “Siamo in guerra ibrida con Mosca”, ha detto senza mezze misure, per aggiungere subito dopo che la sfida in corso: “è la più grande alla sicurezza europea in quasi ottant’anni”. Il summit, dedicato a sicurezza e difesa comune, arriva dopo una serie di episodi che hanno visto droni di origine sconosciuta sorvolare i cieli danesi e di altri Paesi dell’Unione. Episodi che, secondo Frederiksen, non sono affatto casuali: “Se guardiamo singolarmente a ciò che accade in Danimarca, Germania o Norvegia, perdiamo la visione d’insieme. Il modello è quello di una guerra ibrida contro l’Europa. E dobbiamo reagire”.
La premier ha annunciato che Copenaghen è pronta a intervenire militarmente contro velivoli sospetti: “Abbiamo un mandato per abbattere i droni e, in generale, sono favorevole. Ma deve essere fatto nel modo giusto”. La posizione danese riflette una crescente preoccupazione europea: l’uso di droni da parte russa nella guerra in Ucraina si è intensificato, e diversi governi temono incursioni e provocazioni volte a testare le difese occidentali. Frederiksen ha poi esortato i partner europei a “riarmarsi insieme” e a dotarsi di una strategia condivisa: “Non possiamo restare divisi. L’Ucraina non è solo un Paese aggredito, è l’avamposto di una strategia russa per minacciare tutti noi”. Per la premier danese la risposta deve essere comune e rapida, perché “la guerra ibrida non si combatte solo sul campo di battaglia, ma anche nei cieli, nelle reti informatiche, nella propaganda e nella pressione politica”.
Macron: “Nulla è escluso”
Dalla Francia è arrivato un messaggio altrettanto deciso. In un’intervista alla ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’, il Presidente Emmanuel Macron ha sottolineato che Parigi non esclude nessuna opzione in caso di violazione dello spazio aereo europeo: “In linea con la dottrina dell’ambiguità strategica, nulla è escluso”. Macron ha criticato la prevedibilità delle risposte occidentali all’inizio dell’invasione dell’Ucraina: “Abbiamo ripetuto più volte a Mosca ciò che non avremmo fatto. Questo è un segno di debolezza. Dobbiamo mantenere Putin nell’incertezza e ridurre la nostra dipendenza, soprattutto dagli Stati Uniti”.
Berlino accelera sulla legge anti-droni
Anche la Germania è corsa ai ripari. Il Ministro degli Esteri Johann Wadephul ha annunciato che il governo sta lavorando a una legge per autorizzare l’abbattimento dei droni sospetti che violano lo spazio aereo nazionale: “Si tratta di violazioni della sovranità inaccettabili e servono basi giuridiche e strumenti tecnici adeguati per reagire rapidamente”. Secondo Wadephul, l’aumento di incursioni aeree è «una nuova dimensione in termini di quantità e qualità” che obbliga i Paesi europei ad adattare con urgenza le proprie misure difensive. Berlino intende accelerare anche lo sviluppo di sistemi di rilevamento avanzato e coordinare le capacità di risposta con i partner Ue e Nato.
Meloni: “Non dimentichiamo il fianco Sud”
Sul fronte italiano il Primo Ministro Giorgia Meloni ha invitato a mantenere lo sguardo su tutto il perimetro dell’Alleanza Atlantica: “I confini dell’Alleanza sono molto estesi. Se pensiamo solo al fianco Est, rischiamo di trascurare quello Sud2, ha detto prima del vertice, sottolineando che la strategia europea deve restare ampia e pragmatica. Meloni ha poi commentato le provocazioni russe: “Credo ci sia un tentativo di impedire che i Paesi europei inviino ulteriori sistemi di difesa a Kiev, ma anche la volontà di distogliere l’attenzione dal fallimento dell’offensiva estiva. Serve sangue freddo e capacità di attrezzarsi”.
Il Primo Ministro ha infine ricordato la necessità di un approccio coerente anche nei confronti delle crisi nel Mediterraneo e in Medio Oriente, aree che restano vulnerabili e strategicamente cruciali per l’Europa.