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Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi
Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi

Fabi: “La tassa sugli extraprofitti colpirebbe famiglie e dipendenti delle banche”

Il Segretario generale Sileoni in audizione alla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario: “Ogni prelievo straordinario verrebbe scaricato su clienti e lavoratori”
venerdì, 26 Settembre 2025
2 minuti di lettura

Una tassa sugli extraprofitti bancari? A pagare il conto sarebbero “soprattutto clienti e dipendenti”. L’avvertimento è arrivato ieri da Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, il sindacato più rappresentativo del settore del credito, intervenuto in audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo. Secondo Sileoni “ogni eventuale prelievo straordinario verrebbe scaricato dalle banche in termini di maggiori commissioni alla clientela e di riduzione dei margini contrattuali per i lavoratori”. Non a caso, ha ricordato, esperienze simili in altri Paesi hanno avuto esiti controversi: la misura è stata introdotta in Spagna, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria e Svezia, ma valutata e poi scartata in Irlanda, Belgio e Polonia: “In Italia l’auspicio è che si trovi un accordo con il governo, come già avvenuto in passato, evitando soluzioni che danneggino l’economia e la stabilità occupazionale.

Le ombre del risiko bancario

Il Segretario ha poi acceso i riflettori sull’evoluzione del settore, segnata dalle aggregazioni e dal “risiko” bancario in corso: “La Bce spinge a ridurre il numero dei gruppi, in nome della semplificazione, ma ciò espone al rischio di acquisizioni da parte di fondi internazionali, anche extraeuropei, con possibili ricadute occupazionali”. Per Sileoni l’Italia ha finora gestito meglio di altri Paesi la ristrutturazione del settore: “In Europa negli ultimi sette anni sono stati tagliati oltre 340mila posti. Da noi, grazie agli accordi sindacali, i 90mila esodi volontari hanno permesso di generare 45 mila nuove assunzioni”. Il leader sindacale ha però denunciato “l’ipocrisia di alcuni top manager”, che in fase di fusioni dichiarano di difendere l’occupazione, ma poi incassano stock option milionarie, “50, 60, 70 milioni di euro”, con evidenti contraddizioni.

Giovani, mutui e desertificazione bancaria

Tra i temi più sensibili affrontati, le difficoltà di accesso al credito immobiliare. La Fabi propone un aumento del plafond garantito dallo Stato, oggi fissato a 250mila euro, per agevolare i giovani nell’acquisto della prima casa. Un nodo che si intreccia con la cosiddetta “desertificazione bancaria”, cioè la chiusura progressiva delle filiali nei piccoli centri, che penalizza soprattutto anziani e fasce fragili: “Le poste non sono un sostituto delle banche: vendono servizi finanziari, ma non hanno licenza bancaria”.

Le pressioni commerciali

Altro capitolo critico riguarda le indebite pressioni commerciali sui bancari per la vendita di prodotti finanziari: “Non è solo un problema sindacale, è una questione sociale. I dipendenti eseguono strategie decise dall’alto, ma a rimetterci è la clientela”. Infine il sindacato ha messo in guardia sul ruolo delle società di consulenza internazionali, titolari di appalti milionari con le principali banche italiane: “Sono spesso controllate da grandi fondi d’investimento, gli stessi che guidano i mercati e i gruppi bancari. Un conflitto di interessi che espone a rischi enormi per la tutela del risparmio degli italiani”.

La conclusione è stata netta: “Il settore bancario italiano ha retto meglio di altri in Europa, grazie anche alla contrattazione e al ruolo del sindacato. Ma ora la politica non può ignorare i nodi strutturali: dalla tassazione straordinaria agli equilibri del risiko, fino alla tutela del risparmio e all’accesso al credito”.

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