Dopo ore di chiusura forzata, l’aeroporto di Aalborg, nel nord della Danimarca, ha riaperto i battenti alle prime luci dell’alba. La decisione è arrivata in seguito alla rimozione dell’allerta per droni non identificati che avevano sorvolato lo spazio aereo dello scalo nella serata di mercoledì. È il secondo episodio in meno di una settimana, dopo il blocco dell’aeroporto di Copenaghen, e si inserisce in una serie di incursioni sospette che stanno colpendo infrastrutture critiche in tutta Europa. Secondo la polizia dello Jutland settentrionale, i droni sono stati avvistati intorno alle 21:44 e hanno continuato a volare per oltre due ore. “Non è stato possibile abbatterli né identificarne la provenienza,” ha dichiarato l’ispettore capo Jesper Bojgaard Madsen. Le luci di navigazione erano accese, ma non è stato possibile determinare il tipo di velivolo né chi lo manovrasse. Le indagini sono ora affidate all’intelligence danese e alle forze armate. Durante la notte, segnalazioni analoghe sono arrivate anche dagli aeroporti di Esbjerg, Sønderborg e dalla base militare di Skrydstrup, senza però causare interruzioni al traffico. Il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen ha parlato di “minaccia crescente” e ha invocato un rafforzamento immediato delle misure anti-drone. La premier Mette Frederiksen, già intervenuta sul caso Copenaghen, ha ribadito che “non si può escludere alcuna pista, nemmeno quella russa.” Aalborg, secondo hub del Paese per traffico passeggeri, ha registrato ritardi e dirottamenti su rotte verso Oslo e Stoccolma. L’episodio ha riacceso il dibattito europeo sulla vulnerabilità degli aeroporti civili e militari, con Bruxelles che valuta l’adozione di un sistema di difesa comune contro minacce ibride. Intanto, il traffico aereo è tornato alla normalità, ma la sensazione è che il cielo sopra l’Europa sia sempre meno sicuro.
Danimarca: riaperto l’aeroporto di Aalborg dopo l’allarme droni. Cresce la tensione sullo spazio aereo europeo
