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Confcommercio. Bella: stabile l’infrazione ma le famiglie non tornano a consumare

Aumento prezzo degli alimentari in tutta l’area euro. A scendere i prezzi degli energetici
lunedì, 1 Settembre 2025
1 minuto di lettura

L’inflazione scende ma i consumi non ripartono. È l’ennesima riprova per la Confcommercio che qualcosa non va, che a rischiare sono migliaia di piccoli negozi che vedono i bilanci scendere e non si intravedono alternative. Nel frattempo se l’inflazione stempera le sue minacce, a mettere in difficoltà le famiglie sono gli aumenti in particolare quelli alimentari.
“Nonostante il clima caldo, agosto ha portato una bella ventata di fresco sull’inflazione: secondo le stime preliminari dell’Istat l’indice è infatti aumentato di appena lo 0,1% mensile e dell’1,6% sullo stesso mese dello scorso anno (a luglio era a +1,7%). Da segnalare”, evidenzia la Confcommercio , “l’aumento da +3,2 a 3,5% dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (che compongono il cosiddetto’ carrello della spesa’), così come dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,3% a +2,4%)”.

Le differenze tra settori

La frenata si deve principalmente ai Beni energetici regolamentati (da +17,1% a +12,9%) e non regolamentati (da -5,2% a -5,9%) e, in misura minore, ai Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,5% a +0,2%). In accelerazione, invece, Beni alimentari non lavorati (da +5,1% a +5,6%) e lavorati (da +2,8% a +3%), Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,7% a +2,9%) e Servizi relativi ai trasporti (+3,3% a +3,5%).

Energetici giù, alimentari più costosi

Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “la stabilizzazione dell’inflazione non contribuisce a migliorare l’atteggiamento delle famiglie nei confronti della spesa per consumi. Stando alle prime stime, ad agosto il tasso di variazione tendenziale si è attestato all’1,6%, in lieve rallentamento su luglio. La variazione dei prezzi al consumo ormai può essere schematizzata in tre parti: crescita dei prezzi degli alimentari, riduzione di quelli energetici, contributo prossimo a zero di tutto il resto, inclusi i servizi ricettivi e di ristorazione che appaiono in deflazione ad agosto”, scrive Bella, “Non può consolare che il fenomeno della crescita dei prezzi dell’alimentazione domestica sia un processo comune a tutta l’area euro. Anzi, ciò testimonia che le filiere internazionali delle materie prime alimentari sono da tempo sotto tensione, fenomeno che non dovrebbe migliorare nei prossimi mesi”.

Chi cresce chi rallenta

I dati sottolineano le osservazioni dell’Ufficio studi.
La “inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, passa da +2% a +2,1%, il medesimo incremento percentuale di quella al netto dei soli beni energetici (da +2,2% a +2,3%). La crescita tendenziale dei prezzi dei beni rallenta di poco (da +0,8% a +0,6%), mentre quella dei servizi accelera leggermente (da +2,6% a +2,7%).

Gli aumenti

La variazione congiunturale positiva dell’indice generale è conseguenza dell’aumento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,1%), degli Alimentari lavorati (+0,7%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3%). Di segno opposto la variazione che concerne i prezzi degli Energetici non regolamentati (-1,7%).
L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +1,7% per l’indice generale e a +2,1% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo cala dello 0,2% su base mensile e aumenta dell’1,7% su base annua.

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