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Tuttoscuola: 36mila plessi fuori legge, rischio per alunni e personale

L’indagine rivela che solo una minoranza dispone di tutti i documenti previsti. Nel Sud la quota più alta di strutture irregolari, edifici con età media di sessant’anni
lunedì, 1 Settembre 2025
2 minuti di lettura

Tra pochi giorni oltre 7 milioni di alunni torneranno in classe nei 39.993 edifici scolastici statali italiani. Con loro, ogni giorno, un milione di insegnanti, dirigenti, amministrativi e collaboratori scolastici. Un esercito di persone che trascorre in media mille ore l’anno in quelle che di fatto sono le ‘seconde case’ dei più giovani. Ma quanto sono sicure queste strutture? Il dossier di Tuttoscuola, elaborato a partire dall’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica del Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha fotografato una situazione che definire preoccupante è poco: 9 scuole su 10 non hanno tutte le certificazioni obbligatorie di legge in materia di sicurezza.

Secondo la normativa ogni edificio dovrebbe disporre di cinque certificazioni fondamentali: il certificato di agibilità, il certificato di prevenzione incendi, l’omologazione della centrale termica, il piano di evacuazione e il documento di valutazione dei rischi. Le prime tre sono rilasciate da enti esterni, le ultime due dalle istituzioni scolastiche. Eppure, appena meno di un edificio su dieci risulta in regola con tutte e cinque.

Il quadro complessivo è allarmante: 36.088 edifici (il 90%) non hanno una o più certificazioni; 3.588 scuole (circa il 9% del totale) sono del tutto prive di ogni certificazione. In questi istituti “totalmente irregolari” studiano o lavorano circa 700mila persone, tra studenti e personale. Non significa che gli edifici siano automaticamente pericolosi, ma che non esistono garanzie legali di sicurezza.

Incidenti e patrimonio vecchio

I casi di cronaca confermano la fragilità del sistema: secondo l’Osservatorio di Cittadinanzattiva si registrano ogni anno 60-70 episodi tra crolli, cedimenti e incidenti negli edifici scolastici, con un trend in crescita. Non stupisce, se si considera che l’età media degli immobili è di circa 60 anni, con oltre 1.500 edifici costruiti prima del 1920. Il quadro è ancora più critico nelle aree a rischio sismico. Nei Campi Flegrei e nell’area vesuviana, di recente scosse frequenti hanno riacceso la preoccupazione. L’Abruzzo resta un’altra regione simbolo di fragilità: qui la memoria del terremoto dell’Aquila del 2009 e delle successive verifiche sugli edifici scolastici pesa come un macigno.

A 23 anni dal terremoto di San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e una maestra nel crollo della scuola Jovine, e a 17 anni dal cedimento del soffitto del liceo Darwin di Rivoli, che costò la vita allo studente Vito Scafidi, la fotografia dell’edilizia scolastica italiana resta lontana dagli standard di un Paese del G7.

Le cause

Le ragioni di questa condizione affondano nei decenni: scarsi investimenti strutturali, burocrazia complessa che rallenta l’uso dei fondi (fino a tre anni tra stanziamento e spesa), scarico di responsabilità tra Comuni e Province, proprietari degli immobili, ed edifici nati per altri usi e solo in seguito adattati a scuole (17% del totale). Il dossier di Tuttoscuola individua puntualmente le scuole ‘totalmente irregolari’: si trovano in tutto il Paese, ma due terzi si concentrano nel Mezzogiorno, che però ospita solo il 38% degli edifici scolastici italiani. Questa sproporzione evidenzia le difficoltà strutturali del Sud, dove la mancanza di risorse e i ritardi burocratici incidono in modo più marcato.

Gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza potranno contribuire a migliorare la situazione, ma difficilmente risolveranno il problema in modo strutturale. Come ricorda l’Upi (Unione delle province d’Italia), “le risorse messe a disposizione sono molto inferiori al fabbisogno reale”. In passato, a fronte di una necessità stimata in 2,5 miliardi di euro, erano stati stanziati appena 450 milioni.

Cosa fare?

Per Tuttoscuola, la strada è una sola: trasparenza e piano di messa a norma. Le famiglie e il personale devono sapere in quali condizioni si trovano le scuole frequentate ogni giorno. Il dossier suggerisce di utilizzare i dati dell’Anagrafe per un monitoraggio edificio per edificio, con interventi mirati e tempi certi.

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