Per la prima volta in vent’anni, la Bolivia si prepara a eleggere un presidente non di sinistra. Il primo turno delle elezioni presidenziali, tenutosi domenica 17 agosto, ha sancito una sconfitta storica per il Movimiento al Socialismo (Mas), partito al potere dal 2006, e ha aperto la strada a un ballottaggio tra il centrista Rodrigo Paz Pereira e il conservatore Jorge “Tuto” Quiroga. Paz, senatore e figlio dell’ex presidente Jaime Paz Zamora, ha ottenuto il 32% dei voti, sorprendendo analisti e sondaggisti. Quiroga, già presidente ad interim nel 2001, ha raccolto il 27% e punta a un ritorno con un programma di austerità e privatizzazioni. Il secondo turno è fissato per il 19 ottobre. La sinistra, divisa e indebolita da lotte interne, ha pagato caro lo scontro tra il presidente uscente Luis Arce e lo storico leader Evo Morales. Nessuno dei due si è candidato, lasciando il campo a figure minori: Eduardo del Castillo, ex ministro dell’Interno, si è fermato al 3%, mentre Andrónico Rodríguez, presidente del Senato e considerato erede politico di Morales, ha raccolto appena l’8%. Il Mas ha subito un crollo verticale, complice la crisi economica, l’inflazione e la scarsità di carburante. Morales, bloccato dalla Corte costituzionale per superamento dei mandati, ha invitato i suoi sostenitori a votare scheda nulla, contribuendo al record del 20% di voti non validi. Rodrigo Paz, outsider all’inizio della campagna, ha saputo intercettare il malcontento trasversale, conquistando consensi anche tra gli ex elettori del Mas. Ora, con l’appoggio dell’imprenditore Samuel Doria Medina, terzo classificato, si presenta come favorito al ballottaggio. La Bolivia volta pagina. E lo fa senza la sinistra.
