Il bilancio delle campagne estive di Legambiente, Goletta Verde e Goletta dei Laghi, fotografa una situazione critica per le acque del Paese. Secondo i dati diffusi il 12 agosto, “inquinamento, mala depurazione e crisi climatica” restano le principali minacce per mari e laghi.
Le due iniziative hanno coinvolto oltre duecento volontari e volontarie, che hanno percorso l’Italia per raccogliere campioni e analizzarne la qualità.
Un campione su tre oltre i limiti di legge
Nel corso dell’estate sono stati effettuati 388 campionamenti in 19 regioni, suddivisi tra aree costiere e lacustri. Il 34 per cento dei campioni ha superato i limiti previsti dalla legge, ovvero la soglia oltre la quale l’acqua non è considerata sicura.
I controlli di Goletta Verde lungo le coste hanno mostrato che il 35 per cento dei punti analizzati è risultato inquinato o fortemente inquinato, con una media di un punto critico ogni ottanta chilometri. Nei laghi, monitorati dalla Goletta dei Laghi, la percentuale di irregolarità si è attestata al 30 per cento.
Foci di fiumi e canali i punti più a rischio
Le criticità maggiori sono state rilevate alle foci di fiumi, canali e corsi d’acqua, aree dove confluiscono scarichi urbani e industriali.
Qui, il 54 per cento dei campioni ha evidenziato livelli di contaminazione superiori ai limiti. In mare aperto o in zone lontane da scarichi, invece, la percentuale di punti inquinati scende al 15 per cento. Un segnale che l’origine dell’inquinamento è spesso legata a scarichi diretti e non trattati.
Troppe coste non monitorate
Un dato allarmante riguarda le aree costiere prive di controlli. Il 56 per cento delle foci monitorate da Goletta Verde non è oggetto di controlli regolari da parte delle autorità e, di conseguenza, non è balneabile.
Molte di queste zone si trovano vicino a spiagge libere frequentate da bagnanti ignari. Complessivamente, oltre 220 chilometri di costa sabbiosa – pari al 6,6 per cento delle spiagge italiane – non sono sottoposti a monitoraggio.
Temperature record nel Mediterraneo
Accanto all’inquinamento, Legambiente sottolinea il peso della crisi climatica. I dati elaborati dalle immagini satellitari del programma europeo Copernicus mostrano che tra giugno e luglio la temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo ha raggiunto i 25,4 gradi, il valore più alto registrato dal 2016.
Negli anni precedenti la media era di circa 24,5 gradi. L’aumento di mezzo grado può sembrare minimo, ma mette a rischio la biodiversità marina e favorisce fenomeni meteorologici estremi, poiché l’acqua più calda evapora più rapidamente e rilascia più energia nell’atmosfera.
Il problema dei rifiuti in mare
Il marine litter, ossia l’inquinamento da rifiuti solidi in mare e sulle coste, resta una sfida aperta. Nell’ambito della storica campagna “Puliamo il Mondo”, Legambiente ha organizzato interventi di pulizia lungo il litorale di Tropea e sui fondali, recuperando una varietà di rifiuti poi esposti in una teca durante la conferenza stampa.
Le richieste di Legambiente
L’associazione chiede l’approvazione urgente di un piano nazionale per la tutela delle acque, con maggiori fondi per modernizzare gli impianti di depurazione, più controlli da parte di Regioni, Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente e Comuni sui punti critici, e una gestione più attenta delle acque interne.
Tra le proposte figura anche lo stanziamento di risorse per potenziare i porti di Taranto e Augusta come hub logistici per l’eolico offshore, settore considerato strategico per la transizione energetica.