Un’esplosione nello stabilimento Clairton Coke Works della U.S. Steel, avvenuta l’11 agosto alle 10:51 del mattino, ha riacceso le preoccupazioni ambientali nella regione di Allegheny County. L’impianto, il più grande del Nord America per la produzione di coke — un derivato del carbone usato nell’industria siderurgica — è da anni al centro di polemiche per le sue emissioni nocive. Secondo le autorità locali, diverse persone sono rimaste ferite e intrappolate sotto le macerie. I soccorritori sono intervenuti immediatamente, mentre la situazione è stata definita “in evoluzione”. L’incidente ha coinvolto una delle batterie di forni e ha causato un rilascio anomalo di gas industriali, tra cui idrogeno solforato (H₂S) e biossido di zolfo (SO₂), entrambi altamente irritanti per l’apparato respiratorio. I dati preliminari raccolti dal Liberty Monitor dell’Allegheny County Health Department (ACHD) indicano un picco di H₂S pari a 32 ppb (parti per miliardo) alle 21:00 del giorno dell’esplosione. Il limite regolamentare è di 5 ppb, e normalmente la zona registra valori inferiori a 1 ppb. Anche il SO₂ ha raggiunto livelli critici: 47 ppb alle 22:00, contro l’1 ppb registrato il giorno successivo. Questi valori, seppur temporanei, rappresentano un rischio per la salute pubblica, soprattutto per le fasce più vulnerabili. Secondo uno studio dell’EJAtlas, il 15% degli abitanti della contea soffre di asma, con percentuali che salgono al 22% tra gli afroamericani e al 20% tra chi ha redditi inferiori ai 25.000 dollari annui. La Clairton Coke Works, attiva dal 1901, produce oltre 4,3 milioni di tonnellate di coke all’anno. Negli ultimi anni, ha superato i limiti di emissione di particolato fine (PM2.5) e di SO₂ in centinaia di occasioni. Nonostante un piano di investimenti da 1,5 miliardi di dollari annunciato nel 2019, le promesse di modernizzazione sono state più volte rinviate.
