Con 57 voti favorevoli e appena 3 contrari, l’Assemblea Legislativa di El Salvador ha approvato una riforma costituzionale che consente al presidente Nayib Bukele di ricandidarsi senza limiti di mandato, aprendo la strada a una presidenza potenzialmente a tempo indeterminato. La modifica, che estende anche la durata del mandato da cinque a sei anni ed elimina il secondo turno elettorale, ha scatenato un acceso dibattito nazionale e internazionale sulla tenuta democratica del paese centroamericano. La riforma è stata presentata dal partito di governo Nuevas Ideas e approvata in modo fulmineo, proprio alla vigilia delle vacanze estive, sollevando sospetti su una strategia per minimizzare il dibattito pubblico. Secondo l’opposizione, si tratta di un colpo mortale alla democrazia: la deputata Marcela Villatoro ha dichiarato che “la democrazia è morta in El Salvador”, mentre Claudia Ortiz ha definito la riforma “una caricatura della democrazia”. Bukele, già rieletto nel 2024 grazie all’avallo di una Corte Costituzionale da lui stesso nominata, ha costruito la sua popolarità su una campagna di sicurezza radicale contro le gang, che ha portato a decine di migliaia di arresti e alla sospensione di diritti costituzionali. Il presidente si è autodefinito “il dittatore più cool del mondo”. Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Organizzazioni come Cristosal e la Commissione per i Diritti Umani di El Salvador hanno denunciato la riforma come un passo verso l’autocrazia, evidenziando il rischio di una perpetuazione del potere e di una crescente repressione del dissenso. Cristosal ha annunciato il trasferimento delle proprie attività all’estero, citando pressioni governative e minacce alla sicurezza dei suoi membri. Nonostante le critiche, Bukele continua a godere di un ampio consenso popolare, soprattutto tra i giovani e le fasce più vulnerabili, attratti dalla sua retorica diretta e dalle promesse di ordine.
