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Il Futuro della flotta Russa nel Mediterraneo

sabato, 2 Agosto 2025
3 minuti di lettura

Nella strategia di contenimento della Russia, la Siria appartiene sicuramente alle operazioni di successo. La Russia infatti ha perso il porto di Tartus e quindi il suo centro logistico nel Mediterraneo, oltre ad un alleato fedele quale era Assad.

In una ottica Geopolitica non si può non riconoscere il ruolo strategico avuto dalla base di Tartus per l’accesso in Libia e al Mar Rosso, oltre che come nodo logistico per la proiezione in Sudan e nell’Africa Occidentale.
Tuttavia un rapporto del RUSI segnala che la Federazione Russa non aspirava e non aspira a mantenere una flotta per una guerra ad alta intensità nel Mediterraneo. Piuttosto una flotta adatta per una funzione di disturbo, di supporto per gli alleati, interventi in conflitti minori e raccolta informazioni.

È stata ed è strumento per la funzione di deterrente, ma se si guarda alla sua consistenza (11 navi di cui 3/5 ausiliare) in effetti la Russia non ha bisogno di un Hub navale importante per sostituire Tartus.
E tuttavia la Russia vuole mantenere il ruolo di attore strategico nel Mediterraneo e ciò significa che ha bisogno di una base operativa che le dia accesso al mare.

Gli ultimi report segnalano che sarà o il porto di Tobruk o quello di Bengasi nel golfo della Sirte.

Il porto di Tobruk necessiterà di investimenti per poter garantire le operazioni di rifornimento e manutenzione. Inoltre a Tobruk, la Russia si troverebbe costretta ad operare a stretto contatto con il traffico mercantile civile. Una scelta più ottimale sarebbe Bengasi che già è strutturata per la manutenzione e offrirebbe maggiori spazi per nuove strutture, senza dover operare con flotte mercantili eccessivamente vicine. La Libia inoltre già ospita la base aerea di Al Kadim gestita dai Russi. La base si trova nei pressi del porto di Bengasi ed è lì che molto del materiale presente in Siria è stato trasferito. Inoltre, secondo fonti del Foreign Policy, la Russia ha ricostruito la pista della base aerea di Maaten al-Sarra , costruito un nuovo deposito e potenziato la sua capacità logistica.

Maaten al-Sarra sembra quindi essere la sede prescelta per sostituire la base aerea di Latakia, rispetto alla quale offre due opzioni strategiche in più: una forte presenza vicino al Sahel e l’opportunità di rafforzare logisticamente le varie Compagnie militari private (PMC) create dopo lo smantellamento del Gruppo Wagner e della neo arrivata Africa Corps.
Il tutto in una cornice dove i russi sono i principali sostenitori del Generale Haftar che potrebbe fare concessioni importanti in termini di limitazioni all’uso delle infrastrutture.

Insomma con alcuni inconvenienti non insormontabili, la Russia manterrà la sua presenza nel Mediterraneo. Ulteriormente la Libia sarebbe funzionale al suo progetto di investimento (originariamente pianificato su Tartus) di 500 milioni di USD per espandere il suo ruolo come esportatore agricolo in Medio Oriente e Nord Africa.

L’unico vero punto debole di questo assetto è l’instabilità politica della Libia. La presenza turca non è vista dagli analisti come un impedimento, perché gli interessi dei due Paesi nell’area non sono confliggenti e hanno dimostrato di saper convivere.

Sulla predisposizione di Haftar, gli ultimi eventi che hanno visto Il governo parallelo di Bengasi, respingere la delegazione europea composta dal ministro italiano Piantedosi, i ministri dell’Interno di Grecia e Malta, e il commissario europeo per le Migrazioni, Magnus Brunner, fanno pensare ad una scelta che non è di chiusura totale verso l’Europa, ma consapevole che il sostegno militare e finanziario è russo e turco. Inoltre se sarà Bengasi la nuova Tartus, è plausibile che l’ attuale contingente russo di 2.000 uomini sia destinato a salire.

Di fatto anche le complicazioni dovute alle operazioni di manutenzione e rifornimento della flotta, in attesa della predisposizione o creazione della base navale, potrebbero essere aggirate sfruttando le strutture algerine. L’Algeria, alleato tradizionale della Russia, riceve l’ 85% del suo equipaggiamento e addestramento militare dalla Russia e l’ accesso alle strutture di manutenzione già esistenti potrebbe essere un compromesso relativamente innocuo per Algeri che non una base russa permanente.
Insomma tutto sembra confermare il ruolo della Libia come roccaforte per continuare a sfruttare gli interessi russi nel continente, in particolare in Africa centrale, Mali, Niger e Sudan.

Questo scenario che attualmente è il più plausibile potrebbe tuttavia mutare. Il recente riavvicinamento di Washington ad Haftar che vorrebbe un riconoscimento internazionale potrebbe comportare un cambio di postura meno favorevole ai Russi. Sicuramente Haftar non è Assad in termini di fedeltà. Se ciò avvenisse l’Algeria sarebbe l’estrema ratio per rimanere nel Mediterraneo, ma Algeri dovrà comunque tenere conto dei suoi rapporti economici con l’UE, da cui provengono il 93% dei flussi economici in entrata.

L’alternativa sarebbe il Sudan, ma certo costringere la flotta russa a passare per Suez vorrebbe dire compromettere seriamente la sua operatività.

Paolo Falconio

Membro del Consejo Rector de Honor e conferenziere de la Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)

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