A meno di tre mesi dalle elezioni presidenziali del 12 ottobre, il Camerun è scosso da una decisione controversa: il giurista Maurice Kamto, principale sfidante del presidente Paul Biya, è stato escluso dalla competizione elettorale. La notizia, confermata dal Consiglio Elettorale, ha suscitato forti reazioni tra opposizione e società civile. Kamto, leader del Movimento per la Rinascita del Camerun (MRC), aveva già sfidato Biya nel 2018, ottenendo il 14% dei voti in un’elezione contestata. Tuttavia, la sua candidatura per il 2025 è stata respinta per motivi procedurali: il MRC non possiede seggi in Parlamento, condizione necessaria per presentare un candidato secondo la legge elettorale vigente. Il partito aveva boicottato le legislative del 2020, e il rinvio delle prossime elezioni parlamentari al 2026 ha impedito di sanare la lacuna. Kamto avrebbe potuto candidarsi come indipendente, ma non è riuscito a raccogliere le 300 firme richieste da personalità di rilievo in tutto il Paese. Inoltre, la polizia ha limitato i suoi spostamenti da quando è rientrato dalla Francia, impedendogli di partecipare a eventi pubblici e incontri con i sostenitori. La decisione ha alimentato le accuse di autoritarismo contro il presidente Biya, 92 anni, al potere dal 1982 e ora in corsa per un ottavo mandato consecutivo. Il suo partito, il CPDM, ha modificato la costituzione nel 2008 per abolire il limite dei mandati, consolidando un regime che molti definiscono monopolistico. Secondo analisti locali, l’esclusione di Kamto potrebbe minare la legittimità del voto, già segnato da censure, intimidazioni e repressioni. La società civile teme un’escalation di tensioni, mentre l’opposizione valuta la possibilità di boicottare le elezioni. Con 81 candidature registrate, il voto di ottobre si preannuncia affollato ma privo di una vera alternativa al potere consolidato di Biya.