Ad oggi circa 49,6 milioni di persone si trovano a vivere una condizione di schiavitù e di sfruttamento. Di questi 27,6 milioni sono costretti a lavori forzati e 22 a matrimoni imposti, spesso precoci. Nella enormità di tali numeri, addirittura 1 su 4 è minorenne, quindi, i bambini e gli adolescenti sfruttati nel mondo sono ben 12,3 milioni. Circa 9 milioni sono coinvolti in matrimoni forzati, 1,6 milioni sono sfruttati sessualmente, 1,3 milioni sono sottoposti allo sfruttamento lavorativo o costretti ad attività criminali e 320 mila devono compiere lavori forzati imposti dalle autorità statali. Le ragazze rappresentano il 57% delle vittime e nel 60% dei casi lo sfruttamento cui sono sottoposte è di tipo sessuale. I ragazzi, invece, per il 45% sono coinvolti nello sfruttamento lavorativo. L’agricoltura è il settore più coinvolto, seguito da servizi e dall’industria. A denunciarlo è il Report annuale “Piccoli Schiavi Invisibili” di Save the Children.
Internet facilita l’adescamento
Il Dossier di Save the Children, oltre a rilevare il dato numerico, analizza anche i metodi con i quali le reti criminali e i trafficanti adescano e poi sfruttano i minori, radicalmente cambiati grazie alle nuove tecnologie, in particolare ai social media e alle piattaforme di gaming. Gli strumenti digitali e internet, infatti, permettono di superare il problema delle barriere geografiche e di rendere i processi più veloci e sicuri per chi sfrutta i piccoli. Il complesso periodo storico che il mondo sta vivendo, tra instabilità economica, conflitti continui, cambiamento climatico accompagnato da disastri ambientali sempre più frequenti, migrazioni forzate e diseguaglianze economiche, sociali e culturali, assommato all’esposizione precoce, e molto spesso non controllata, a internet, rende ancora più vulnerabili i giovani, facilitando gli adescamenti in rete.
Un problema non solo delle aree sottosviluppate, ma anche Europeo
Il primo pensiero, quando si viene a conoscenza di questi dati, è che tutto ciò accada soprattutto in luoghi come l’Africa. Pochi sanno, però, che questo fenomeno è presente anche in Europa. Infatti, nel 2023 le vittime minorenni di tratta sono state il 12,6%, ovvero 1.358 tra bambini e adolescenti, per lo più in Francia (29,4%), Germania (17,7%) e Romania (16,3%). Nel 70% dei casi sono stati sfruttati a fini sessuali e nel residuo 30% per lavori forzati (13%) e per attività criminali (17%) come rapine, borseggi o spaccio. Tra l’altro nel 2021-2022, l’81% delle vittime in Europa erano cittadini della UE e l’88% di essi è stato sfruttato proprio nello Stato di nascita.
Coinvolta anche l’Italia
Purtroppo, neanche l’Italia è esente da questo fenomeno, è solo più nascosto. Il Paese diventa una tappa di transito e destinazione per i minori vittime di tratta, ma i minori coinvolti riguardano anche contesti interni, i più fragili da un punto di vista sociale. Secondo i dati del Sistema Informatizzato per la Raccolta di Informazioni sulla Tratta (SIRIT), a cura del Numero Verde Antitratta, nel 2024 sono state valutate 2.853 persone e i minorenni costituiscono il 4,8% del totale dei casi presi in esame, tra questi i maschi sono 78 e le ragazze 59. Secondo il “Rapporto UNICEF Italia”, pubblicato il 12 giugno 2025, lo sfruttamento minorile in ambito lavorativo nel nostro Paese è in continuo aumento anno dopo anno. Nel 2021 i minori sfruttati erano 51.845; 69.601 nel 2022; 78.530 nel 2023 e 80.991 nel 2024.
I territori più colpevoli
L’America Centrale e i Caraibi possiedono il numero più alto di vittime (67%), seguiti dall’Africa Sub-Sahariana (61%) e dal Nord Africa (60%). Nei Paesi dell’Est Asiatico e del Pacifico in media le vittime minorenni sono il 47%, mentre nei Paesi dell’Asia del Sud si arriva al 41%.