di Antonio Di Matteo, CDA INPS
Il dibattito sulla partecipazione attiva dei lavoratori nella gestione delle municipalizzate, a seguito dell’approvazione della proposta di legge promossa da FI-CISL, sta guadagnando un’attenzione crescente, con l’emergere di nuovi modelli di governance. Coinvolgere i lavoratori come parte integrante del processo decisionale nelle aziende pubbliche è fondamentale affinché la gestione possa rispondere adeguatamente alle esigenze delle comunità locali.
Questa nuova visione va oltre le politiche economiche, mirando a combattere la desertificazione sociale e creando un contesto virtuoso che favorisca il benessere collettivo. In questo senso, l’attuazione dell’Articolo 46 della Costituzione italiana, che garantisce ai lavoratori il diritto di partecipare alla gestione delle imprese, deve diventare un riferimento centrale. Sono convinto che, grazie all’attuazione dell’Articolo 46, si potrà dare nuova linfa anche all’Articolo 36, relativo alla giusta retribuzione.
Un esempio di cogestione dinamica è offerto dalle municipalizzate che stanno già esplorando l’inserimento di un rappresentante dei lavoratori nei propri Consigli di Amministrazione. Questo approccio promuove una responsabilità condivisa e dimostra che la partecipazione attiva dei lavoratori non è in contrasto con l’efficienza aziendale, ma può rappresentare una risorsa preziosa.
Università e altri attori formativi hanno un ruolo cruciale nel supportare questa nuova consapevolezza gestionale. Tuttavia, la vera sfida consiste nel tradurre questa visione in azioni concrete e misurabili. Investire in laboratori di partecipazione volti a formare una nuova classe dirigente è essenziale per il futuro del Paese.
È necessario un cambiamento di paradigma: il lavoro deve diventare la prima Politica Industriale. Ogni giorno in Italia nascono nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, contribuendo a un aumento dell’occupazione. Grazie alle scelte del nostro Governo, alla concretezza del premier Meloni e alle scelte del Ministro Calderone, negli ultimi anni il numero degli occupati ha raggiunto livelli record e il tasso di disoccupazione è diminuito, evidenziando un circolo virtuoso che si riflette anche sulle entrate tributarie e sulla crescita del PIL.
Tuttavia, non basta creare posti di lavoro; è fondamentale valorizzarli attraverso un aumento della produttività. Ciò richiede misure chiare ed efficaci, come la detassazione degli aumenti contrattuali e dei premi di produttività, oltre al sostegno per le madri lavoratrici.
Le politiche esistenti, come i fondi per le nuove competenze e i programmi di formazione continua, devono essere ulteriormente potenziate. Solo unendo formazione, innovazione e welfare contrattuale sarà possibile generare un valore aggiunto per l’occupazione.
L’obiettivo è chiaro: trasformare l’attuale slancio occupazionale in un motore di crescita sostenibile per il welfare nazionale e garantire al Paese un ruolo di leadership nella corsa europea. È giunto il momento di investire in iniziative che consolidino il lavoro come non solo fonte di reddito, ma anche come catalizzatore per una rivoluzione industriale italiana. La vera sfida per il sistema-Paese, come ha detto oggi il Ministro Calderone in occasione della presentazione del Rapporto Annuale dell’INPS: “è quella di trasformare il «più lavoro» in «più Italia», assicurando un futuro sostenibile per le nuove generazioni”