Il Mar Rosso torna a essere teatro di violenza. Mercoledì mattina, la nave cargo Eternity C, battente bandiera liberiana e gestita da un armatore greco, è stata affondata dai ribelli Houthi al largo delle coste yemenite, nel secondo attacco in meno di una settimana. L’imbarcazione trasportava 22 membri dell’equipaggio, di cui 10 sono stati salvati, 3 uccisi e altri risultano dispersi o presumibilmente rapiti. Secondo fonti della sicurezza marittima, l’attacco è stato condotto con droni esplosivi, lanciarazzi e motoscafi armati, che hanno colpito la nave in più riprese, distruggendo le scialuppe di salvataggio e costringendo l’equipaggio a gettarsi in mare. Le operazioni di soccorso, coordinate da unità navali internazionali, hanno recuperato alcuni superstiti dopo oltre 24 ore in acqua. Ma le autorità temono che alcuni marinai siano stati catturati dai miliziani Houthi, che hanno diffuso un video dell’attacco e rivendicato l’azione. La nave, diretta verso il Canale di Suez, è stata colpita a circa 51 miglia nautiche da Hodeida. Gli Houthi sostengono che l’imbarcazione fosse destinata a Israele, giustificando l’attacco come parte della loro campagna contro le rotte commerciali legate allo Stato ebraico. È il secondo episodio grave in pochi giorni: domenica era stata affondata la Magic Seas, anch’essa liberiana e gestita dalla Grecia. La comunità internazionale è in allarme. Le principali associazioni del settore marittimo hanno denunciato “un disprezzo spietato per la vita dei civili” e chiesto misure urgenti per proteggere le rotte commerciali nel Mar Rosso. Intanto, cresce la tensione tra le forze occidentali e i ribelli yemeniti, sostenuti dall’Iran, in un’area strategica per il traffico globale.