Una folla oceanica ha invaso le strade della capitale ungherese il 28 giugno per celebrare il 30° anniversario del Budapest Pride, nonostante il divieto imposto dal governo di Viktor Orbán. Secondo gli organizzatori, oltre 100.000 persone hanno partecipato alla marcia, trasformandola in un evento senza precedenti nella storia del movimento LGBTQIA+ in Ungheria. Il governo aveva vietato ufficialmente la manifestazione, giustificandosi con la necessità di “proteggere i minori” e mantenere l’ordine pubblico. Tuttavia, il municipio di Budapest, guidato dal sindaco progressista Gergely Karácsony, ha co-organizzato l’evento come manifestazione comunale, aggirando così il divieto e garantendo la protezione legale ai partecipanti. Tra bandiere arcobaleno, slogan per i diritti civili e cori di protesta, la marcia ha assunto un forte valore politico. Presenti anche numerosi parlamentari europei, attivisti internazionali e volti noti della politica italiana, tra cui Elly Schlein e Carlo Calenda. L’attivista climatica Greta Thunberg, presente alla manifestazione, ha definito il divieto “un attacco fascista ai diritti umani”. Mentre il Pride veniva ostacolato, la polizia ha autorizzato due contromanifestazioni di estrema destra, tra cui quella del Movimento delle 64 Contee. Le tensioni sono rimaste sotto controllo, ma la presenza di telecamere di sorveglianza e minacce di sanzioni ha sollevato preoccupazioni tra i difensori dei diritti civili. “Non stiamo solo difendendo la comunità LGBTQIA+, ma la libertà di tutti”, ha dichiarato Viktória Radványi, presidente del Pride. E mentre Orbán tace, Budapest ha parlato forte: l’amore non si vieta.