Un nuovo attacco missilistico proveniente dall’Iran ha colpito la città portuale di Haifa, nel nord di Israele, ferendo 17 persone. Tre versano in gravi condizioni. Lo riportano i media israeliani, citando fonti ospedaliere e militari. Le ferite sarebbero state causate principalmente dalle schegge e dall’onda d’urto provocate dall’impatto di uno dei missili in un’area civile. Nel complesso, sarebbero circa 25 i missili lanciati contro il nord e il centro di Israele, mentre altri frammenti sono stati segnalati nel sud del Paese. Fortunatamente, in quest’ultima area non si registrano vittime. Rimane da chiarire se tra gli ordigni vi fossero anche testate a grappolo, già impiegate in passati attacchi da parte di Teheran, capaci di disseminare sub-munizioni su ampie zone.
L’offensiva, ribattezzata ‘Rising Lion’, rappresenta una delle operazioni più massicce condotte direttamente dall’Iran contro Israele negli ultimi anni. Secondo l’ultimo aggiornamento della Direzione nazionale per la Diplomazia pubblica israeliana, alle ore 15 locali (14 italiane), il bilancio dell’offensiva iniziata il 13 giugno è drammatico: oltre 450 missili e centinaia di droni lanciati, 24 morti e 1.217 feriti, di cui 12 in condizioni critiche. Più di 8.190 cittadini sono stati evacuati dalle zone a rischio, mentre l’Autorità fiscale israeliana ha ricevuto oltre 25.000 richieste di risarcimento per danni a immobili, veicoli e proprietà private. Le città del nord, comprese Haifa e Tiberiade, restano sotto stato d’allerta.
Erdogan lancia l’allarme
In un colloquio telefonico con il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un monito sull’impatto globale del conflitto. “La soluzione alla questione nucleare iraniana può arrivare solo dal dialogo – ha dichiarato – ma l’attacco israeliano ha spinto la regione a un livello di allarme massimo, con ripercussioni potenzialmente devastanti anche per l’Europa”. Erdogan ha fatto riferimento al rischio migratorio e alla possibilità, secondo Ankara, di una fuoriuscita incontrollata di materiale nucleare in caso di escalation. In Italia il dibattito politico si è acceso rapidamente. Il Vicepresidente della Camera Giorgio Mulè (Forza Italia), ha sottolineato come “l’Iran, per statuto, preveda la cancellazione di Israele, anche tramite l’arma atomica”, giustificando in questi termini la reazione militare di Tel Aviv.
Anche il Presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha dichiarato: “L’Italia si impegna per una de-escalation, ma è fondamentale impedire che Teheran acceda all’arma nucleare. La minaccia all’esistenza di Israele e agli equilibri del mondo libero è inaccettabile”.