Il 3 giugno 2025, la Corea del Sud si prepara ad affrontare un’importante tornata elettorale per eleggere un nuovo presidente, in un contesto di profonda instabilità politica ed economica che sta attraversando il paese. Dopo la destituzione dell’ex presidente Yoon Suk-yeol, rimosso lo scorso aprile a seguito di un procedimento di impeachment innescato dalla sua decisione di dichiarare la legge marziale, la nazione cerca di voltare pagina e di riconquistare un ruolo più rilevante sulla scena internazionale. Il candidato che al momento gode del favore del pubblico e dei sondaggi è Lee Jae-myung, leader del Partito Democratico, che secondo le ultime rilevazioni detiene circa il 49% delle preferenze, nettamente avanti rispetto al 35% riservato al suo principale sfidante, Kim Moon-soo, esponente del Partito del Potere Popolare. In caso di vittoria alle elezioni, gli analisti prevedono un possibile riavvicinamento della Corea del Sud alla Cina, con un orientamento della politica estera più bilanciato e meno polarizzato, in grado di mantenere buoni rapporti sia con Washington che con Pechino. La Corea del Sud, pur essendo storicamente un alleato degli Stati Uniti, ha un’economia dipendente dalle esportazioni verso la Cina, che rappresenta uno dei suoi principali partner commerciali. Negli ultimi anni, però, le tensioni tra Pechino e Seul si sono intensificate, soprattutto a seguito dell’installazione nel 2017 del sistema antimissilistico THAAD, una mossa che ha provocato dure ritorsioni economiche da parte cinese nei confronti di Seul. Una vittoria di Lee Jae-myung potrebbe favorire una distensione diplomatica, con una maggiore cooperazione commerciale tra i due paesi e una riduzione delle tensioni nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale