giovedì, 22 Maggio, 2025
Esteri

Idf, spari contro delegazione diplomatica, Tajani convoca ambasciatore

Accordo Emirati-Israele per l'invio di aiuti. In 24 ore, almeno 82 morti nella Striscia, tra cui un neonato

Le relazioni tra Israele e la comunità internazionale hanno vissuto ieri un nuovo momento critico: a Jenin, in Cisgiordania, l’esercito israeliano ha sparato colpi di avvertimento durante una visita diplomatica, scatenando dure reazioni da parte di numerosi governi, tra cui quello italiano. Durante una visita diplomatica a Jenin, una città teatro di frequenti scontri tra esercito israeliano e miliziani palestinesi, un’unità dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane) ha aperto il fuoco in aria, provocando il panico tra i partecipanti. Nessuno è rimasto ferito, ma le immagini della delegazione in fuga, pubblicate dal ministero degli Esteri palestinese, hanno fatto il giro del mondo. La delegazione era composta da circa 25 diplomatici provenienti da Europa, Asia, Africa e Americhe, tra cui rappresentanti di Francia, Italia, Cina, Egitto, Giappone e Regno Unito. Israele si è scusato ufficialmente per l’“inconveniente”, affermando che il gruppo si era avvicinato a un’area non autorizzata. La risposta italiana è stata immediata: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito l’episodio “inaccettabile” e ha chiesto spiegazioni al governo di Tel Aviv, ordinando la convocazione dell’ambasciatore israeliano a Roma. Ha inoltre parlato con il viceconsole Alessandro Tutino, coinvolto nell’episodio ma illeso, e ha rinnovato l’appello a cessare le operazioni militari contro i civili, aprendo i valichi per l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Anche l’Alta rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha chiesto che Israele indaghi sull’accaduto e assuma provvedimenti contro i responsabili. L’Autorità palestinese ha accusato Israele di aver “deliberatamente preso di mira una delegazione diplomatica”.

Gaza, bilancio drammatico

Intanto, nella Striscia di Gaza continua l’escalation militare. Solo ieri, secondo il ministero della Sanità gestito da Hamas, almeno 82 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani, tra cui un neonato di una settimana, e 262 sono rimasti feriti. Il bilancio totale dei morti dal 7 ottobre 2023 sale a oltre 53.600, con più di 121.000 feriti. L’ospedale al-Awada, nel nord della Striscia, sarebbe stato colpito nei raid. L’organizzazione Medici Senza Frontiere denuncia che gli aiuti autorizzati da Israele sono “ridicolmente inadeguati”, accusando lo Stato ebraico di voler evitare l’accusa formale di affamare la popolazione mantenendola “a malapena in vita”. La tensione è alta anche sul piano diplomatico: gli Emirati Arabi Uniti, tramite una telefonata tra il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed e il suo omologo israeliano Gideon Saar, hanno raggiunto un accordo per inviare “aiuti umanitari urgenti” a Gaza. Tuttavia, attivisti israeliani di Tsav 9, vicini ai coloni della Cisgiordania, hanno tentato di bloccare i camion diretti al valico di Kerem Shalom. In risposta, il gruppo di sinistra Standing Together ha annunciato la propria presenza agli incroci per garantire il passaggio sicuro degli aiuti.

Israele accusa Ue di “incoraggiare Hamas”

L’Unione Europea, intanto, ha annunciato una revisione del proprio accordo di associazione con Israele, suscitando la reazione furiosa del governo Netanyahu. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha accusato Bruxelles di “totale incomprensione” della situazione sul terreno, affermando che tale posizione “incoraggia Hamas”. Dal canto suo, il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha ringraziato l’Europa, il Regno Unito, la Francia e il Canada per il loro sostegno alla popolazione di Gaza, chiedendo la fine dell’assedio, l’ingresso libero degli aiuti e il ritiro totale delle forze israeliane. Ha inoltre riaffermato la volontà dell’Anp di assumersi la piena responsabilità della Striscia, aderendo al piano arabo-islamico per la ricostruzione, “senza sfollare la popolazione”.

Famiglie ostaggi: Netanyahu non ha piano concreto

A infiammare ulteriormente il dibattito interno in Israele sono le dichiarazioni del Forum delle Famiglie degli Ostaggi, che accusa il governo di non avere una strategia chiara per il rilascio dei prigionieri nelle mani di Hamas. “Il governo non ha un vero piano per riportare indietro l’ultimo ostaggio”, si legge in una nota che critica la decisione del premier Netanyahu di interrompere i negoziati.

Possibili attacchi contro impianti nucleari iraniani

A complicare ulteriormente lo scenario mediorientale, la CNN ha riferito che Israele starebbe valutando attacchi mirati contro centrali nucleari in Iran. Secondo fonti dell’intelligence americana, esercitazioni militari, movimenti aerei e comunicazioni interne intercettate indicherebbero un’operazione imminente. Tuttavia, non è chiaro se una decisione definitiva sia stata presa. Alcuni funzionari statunitensi interpretano i segnali come pressioni volte a influenzare i negoziati in corso tra Washington e Teheran sul nucleare. L’amministrazione Trump, impegnata in un difficile equilibrio tra il sostegno a Israele e la diplomazia con l’Iran, segue con crescente preoccupazione gli sviluppi.

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