martedì, 6 Maggio, 2025
Esteri

Gaza, Netanyahu: “Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia”. Attesa per il presidente Usa

Idf: potremmo perdere gli ostaggi. Violente proteste antigovernative in corso a Gerusalemme, un arresto.

Il governo israeliano ha approvato ieri all’unanimità un nuovo piano militare per l’espansione delle operazioni nella Striscia di Gaza, che include anche l’occupazione di vaste aree dell’enclave palestinese, lo spostamento della popolazione civile verso sud e la riorganizzazione radicale della distribuzione degli aiuti umanitari. “Ci troviamo alla vigilia di un’invasione massiccia”, ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu assicurando che ogni decisione è orientata verso la sconfitta definitiva di Hamas e la liberazione degli ostaggi. “Abbiamo discusso a lungo su cosa fare. Non entreremo nei dettagli, ma non ci saranno più ingressi e uscite dalla Striscia, né incursioni di Hamas”. Netanyahu ha anche affrontato la questione di una futura commissione d’inchiesta sull’attacco del 7 ottobre, sottolineando che essa sarà istituita solo a guerra conclusa: “Dovrà essere accettata dall’intera opinione pubblica e includere anche un esame politico che partirà dal sottoscritto”. Il piano israeliano non entrerà in vigore prima della visita di Donald Trump, prevista per la prossima settimana. Il presidente degli Stati Uniti, da sempre sostenitore delle politiche di Tel Aviv, è atteso per una serie di incontri con Netanyahu e altri leader regionali. Secondo fonti israeliane, il gabinetto di sicurezza starebbe valutando la possibilità di rilanciare il vecchio piano Trump per il “trasferimento volontario” della popolazione palestinese, sebbene questo rimanga altamente controverso sia sul piano legale che su quello umanitario.

Esercito: potremmo perdere gli ostaggi

Secondo quanto riferito da alti ufficiali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), l’esercito passerà da incursioni temporanee alla presa di controllo di porzioni di territorio, agendo soprattutto nel sottosuolo, dove è stata neutralizzata finora solo una minima parte dei tunnel utilizzati da Hamas. Le operazioni non coinvolgeranno le aree dove si sospetta la presenza di ostaggi, per ridurre il rischio di ulteriori perdite umane. Tuttavia il capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, ha avvertito i ministri che un attacco su larga scala potrebbe compromettere irrimediabilmente la sorte degli ostaggi: “Tenetelo presente: potremmo perderli”, ha affermato Zamir.

L’Onu: “Nessuna garanzia umanitaria”

Tra le novità più controverse del piano figura anche il cambiamento nella modalità di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Israele propone un sistema affidato a imprese private e organizzazioni internazionali, con la popolazione civile che, evacuata al sud, dovrebbe recarsi individualmente ai punti di distribuzione sotto stretto controllo dell’esercito. L’agenzia ONU per gli aiuti ha duramente criticato questa proposta, definendola inattuabile e pericolosa per la sicurezza dei civili. Il nuovo metodo prevede l’abbandono dei magazzini e della distribuzione all’ingrosso, rendendo più complesso il dirottamento degli aiuti da parte di Hamas, ma anche più difficile il soccorso alla popolazione. Le truppe israeliane non saranno direttamente coinvolte nella distribuzione, ma forniranno copertura esterna ai contractor. Tuttavia, dal 2 marzo, Israele ha già bloccato l’ingresso dei camion umanitari, aggravando una situazione già al limite del collasso.

Ue: “Preoccupazione per l’escalation”

Preoccupazioni sono state espresse anche dall’Unione Europea. “L’estensione delle operazioni militari a Gaza non può che portare a nuove vittime e sofferenze”, ha dichiarato un portavoce della Commissione durante il briefing quotidiano con la stampa. Bruxelles ha esortato Israele ad esercitare moderazione e a tornare al tavolo dei negoziati: “È essenziale un ritorno al cessate il fuoco, che conduca alla liberazione degli ostaggi e alla fine delle ostilità”. La Commissione ha inoltre chiesto il ripristino dei servizi essenziali e la ripresa della distribuzione degli aiuti umanitari, attualmente bloccati ai valichi.

Tensione interna in crescita

Parallelamente alla pressione esterna, cresce anche il malcontento interno. Migliaia di riservisti sono stati richiamati, mentre in varie città, in particolare a Gerusalemme, si moltiplicano le proteste contro Netanyahu. Centinaia di manifestanti hanno marciato fino alla Knesset per denunciare “l’abbandono degli ostaggi” e criticare duramente l’esecutivo per i tagli agli stipendi degli insegnanti e la gestione del conflitto. Le forze dell’ordine sono intervenute con decisione, provocando scontri e un arresto. Le proteste, inizialmente pacifiche, sono sfociate in violenti tafferugli dopo che alcuni dimostranti hanno bloccato le strade vicino alla residenza del premier. La tensione cresce anche tra le famiglie degli ostaggi, molte delle quali chiedono a gran voce che ogni decisione militare tenga conto prima di tutto della salvezza dei prigionieri.

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