mercoledì, 30 Aprile, 2025
Esteri

Putin: 3 giorni di tregua, no a proposta Kiev di un mese

Rubio a Lavrov: "È ora di mettere fine a guerra senza senso", ma Trump è pronto a lasciare trattative

Nel cuore di un conflitto che non accenna a spegnersi, la proposta di Vladimir Putin per una tregua di tre giorni, dall’8 al 10 maggio, assume il sapore amaro della propaganda. L’annuncio è arrivato come “gesto di buona volontà” per commemorare l’anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista, ma per molti osservatori, e per Kiev, si tratta di un’operazione di facciata. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’iniziativa russa una “manipolazione”, accusando il Cremlino di voler strumentalizzare il cessate il fuoco per la propria parata militare. “Perché solo tre giorni? Perché aspettare fino all’8 maggio?”, ha chiesto Zelensky in un videomessaggio diffuso ieri sera. Kiev ha invece proposto un cessate il fuoco di 30 giorni, ritenuto “irrealizzabile” dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha accusato a sua volta l’Ucraina di manipolare la situazione semplicemente evitando una risposta chiara alla proposta russa.

Mosca: segnali contraddittori

Il Cremlino afferma che i negoziati diretti con Kiev restano una “priorità” e cerca di minimizzare la questione della legittimità di Zelensky, il cui mandato formale sarebbe scaduto secondo la Costituzione ucraina. Ma al tempo stesso, Mosca intensifica la retorica bellicista: Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, ha affermato che Zelensky “avrà una fine triste” e ha ribadito la necessità di “distruggere il regime neonazista di Kiev”. Accuse già smentite da buona parte della comunità internazionale, ma che il Cremlino continua a ripetere per giustificare l’invasione. Medvedev ha colto l’occasione per attaccare anche l’Occidente, Italia compresa. “Abbiamo sbagliato a fidarci degli Stati Uniti, della Francia, della Germania, del Regno Unito… e dell’Italia”, ha dichiarato ieri in una trasmissione televisiva. Parole che riflettono una strategia di isolamento volontario e rafforzamento del nazionalismo russo, sempre più esplicito.

Una tregua che non convince

La proposta di tregua avanzata da Putin trova scarso sostegno anche tra gli europei. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha liquidato l’iniziativa come “senza significato”. “Una tregua di tre giorni viene comunque violata centinaia di volte, non è questa la risposta alla proposta americana. Serve un vero cessate il fuoco per avviare un dialogo duraturo tra Zelensky e Putin”, ha affermato da Valencia. Anche Marco Rubio, segretario di Stato americano, ha detto al ministro russo Lavrov che “è ora di mettere fine a questa guerra senza senso”. Ma intanto cresce l’incertezza sul ruolo di Trump nelle trattative di pace. Secondo fonti del Financial Times, l’inquilino della Casa Bianca potrebbe abbandonare il tavolo delle negoziazioni con la Russia già entro questa settimana, deluso dalla lentezza del processo. Eppure, solo pochi giorni fa Trump aveva auspicato una “tregua permanente”.

Dalla Germania un messaggio di continuità e sostegno a Kiev

In questo scenario instabile, la Germania si prepara a un cambio di guida diplomatica, ma non di strategia. Johann Wadephul, futuro ministro degli Esteri, ha ribadito ieri che Berlino continuerà a sostenere l’Ucraina. “Vogliamo una pace negoziata, ma giusta. E una pace imposta non è pace”, ha dichiarato. Wadephul ha sottolineato anche l’importanza dell’alleanza con l’Italia, elogiando la premier Meloni come figura di raccordo con l’amministrazione Trump. “Vogliamo rafforzare la nostra intesa con Roma, per una politica estera europea più coerente e solida”. Il nuovo ministro tedesco si è detto ottimista sui colloqui in corso e sul recente incontro in Vaticano tra Trump e Zelensky, definendolo “un segnale di speranza”. Ma ha anche avvertito che “nessuno può illudersi: il cessate il fuoco annunciato dalla Russia non è ancora un punto di svolta”.

Guerra sul terreno: droni, raid e vittime civili

Nel frattempo, sul fronte bellico, la violenza non rallenta. Mosca ha annunciato ieri di aver intercettato e distrutto ben 91 droni ucraini in una sola notte, in diverse regioni della Russia e in Crimea. Una risposta alle offensive con droni che, da settimane, colpiscono le retrovie russe. Ma anche l’Ucraina continua a pagare un prezzo altissimo. Nella regione di Dnipropetrovsk, un attacco russo con drone ha ucciso una bambina di 12 anni, mentre una sorellina di 6 e due adulti sono rimasti feriti. L’attacco ha colpito abitazioni civili, causando anche ingenti danni materiali. Il capo dell’amministrazione militare regionale, Serhiy Lysak, ha parlato di “ennesima barbarie contro i civili”.

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