La fragile speranza di una tregua nella Striscia di Gaza è stata nuovamente incrinata da un attacco che ha colpito uno dei pochi presidi sanitari ancora operativi. Un raid aereo dell’esercito israeliano ha colpito lunedì notte l’ingresso nord dell’ospedale da campo kuwaitiano ad al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, nel sud della Striscia. Un medico ha perso la vita, mentre altre nove persone, tra pazienti e operatori sanitari, sono rimaste ferite, secondo quanto riferito dai media arabi citando il Portavoce della struttura, Saber Mohammed. L’attacco è avvenuto mentre a livello diplomatico si registrano movimenti intensi, tra trattative sotterranee e dichiarazioni pubbliche che alimentano tensioni. Da Gaza, Hamas ha annunciato che fornirà una risposta alla proposta di cessate il fuoco entro domani. Lo ha dichiarato un funzionario del gruppo islamista al potere nella Striscia, citato dal canale saudita Al-Hadath. Al centro del negoziato, il punto cruciale del disarmo. Secondo quanto ha riferito Al Jazeera, i colloqui al Cairo si sono conclusi con una posizione chiara da parte dell’Egitto: la fine del conflitto comporterebbe la rinuncia di Hamas al proprio arsenale militare. Una condizione rifiutata dal movimento, che considera la propria ala armata una componente irrinunciabile della resistenza palestinese. La proposta israeliana, secondo fonti egiziane, prevede un cessate il fuoco temporaneo di 45 giorni e il rilascio di 11 ostaggi in mano a Hamas.
“Basta calvario per i civili”
Nel frattempo, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato con il Presidente francese Emmanuel Macron, all’indomani del sostegno espresso da Parigi alla creazione di uno Stato palestinese. Netanyahu ha ribadito il suo netto rifiuto: “Uno Stato palestinese sarebbe una roccaforte del terrorismo iraniano”, ha dichiarato. Ha inoltre accusato l’Autorità Nazionale Palestinese di non aver condannato il massacro del 7 ottobre e di educare all’odio. “L’opinione pubblica israeliana è contraria a qualsiasi ipotesi del genere”, ha detto il primo ministro. Da parte sua, Macron ha confermato il contenuto della conversazione con Netanyahu. In un messaggio su X ha ribadito il sostegno della Francia alla sicurezza di Israele, ma ha insistito sulla necessità di un cessate il fuoco. “È l’unico modo per garantire la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Il rilascio è una priorità assoluta, così come la smilitarizzazione del gruppo islamista”, ha scritto il presidente francese. Il leader dell’Eliseo ha poi denunciato la situazione umanitaria nella Striscia: “L’apertura di tutti i valichi di frontiera per gli aiuti è vitale. A El-Arish ho visto con i miei occhi: gli aiuti sono bloccati. Devono raggiungere i civili il più rapidamente possibile. Il calvario deve finire”.
Macron ha anche rilanciato l’idea di una conferenza internazionale da tenersi a giugno, come parte di un percorso politico verso la soluzione a due Stati. “Cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi, corridoi umanitari e prospettiva politica: solo così si può parlare di pace”.
Scontro diplomatico
Le parole del Presidente francese non sono piaciute a Yair Netanyahu, figlio del Primo Ministro israeliano, che ha risposto con un messaggio polemico su X: “Vaffa… Sì all’indipendenza della Nuova Caledonia! Sì all’indipendenza della Corsica! Fermiamo il neoimperialismo francese”. Il commento ha suscitato imbarazzo a Tel Aviv, tanto che lo stesso Premier è intervenuto: “Amo mio figlio Yair, è un patriota. Ma il tono della sua risposta non è accettabile. Ma Macron si sbaglia: uno Stato palestinese vuole solo distruggere Israele”. Nel frattempo, al Cairo, il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha incontrato il Principe ereditario del Kuwait, Sabah Khaled al-Sabah. Entrambi hanno ribadito la necessità di un cessate il fuoco immediato e dello scambio di ostaggi e prigionieri, rifiutando ogni ipotesi di sfollamento forzato dei palestinesi.
Durante il vertice è stato riaffermato il pieno sostegno alla nascita di uno Stato palestinese indipendente, nei confini precedenti al 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale. Una posizione in linea con l’iniziativa diplomatica araba, che prevede anche l’avvio della ricostruzione della Striscia e il pieno accesso per gli aiuti umanitari.