Frida Kahlo è una pittrice di cui si è sentito parlare moltissimo anche se, spesso, più per la sua tortuosa vita privata che per le splendide opere che ha prodotto. Ed effettivamente anche la nuova mostra a lei dedicata, “Frida Kahlo: through the lens of Nickolas Muray”, curata da Vittoria Mainoldi, la presenta nel suo intimo, seppur attraverso gli occhi di chi la conosceva bene: il suo ventennale compagno che le fu accanto fino alla fine dei suoi giorni. Attraverso circa 50 iconiche fotografie, tra cui quella più famosa di Frida seduta sulla panchina bianca, la mostra intende indagare non solo il suo lato umano, ma anche il rapporto che l’artista aveva con la sua immagine, così presente nei numerosi autoritratti tanto che la sua figura ha spesso trasceso, nella memoria storica, il valore delle sue tele. L’esposizione, articolata in sette sezioni, dà la possibilità di ammirare anche più di cento oggetti appartenuti a Frida (vestiti, gioielli, lettere, etc.), che testimoniano tutta la sua femminilità, personalità e attaccamento alle sue origini.
Ma chi è in realtà Nickolas Muray autore degli scatti? Nato il 15 febbraio 1892 a Seghedino, in Ungheria, nell’agosto del 1913, l’allora Miklós Mandl arriva a Ellis Island, nella baia di New York, dove diventa ufficialmente Nickolas Muray. Grazie alla sua formazione nelle arti grafiche, avvenuta prima a Budapest e poi a Berlino, trova immediatamente lavoro presso la Stockinger Printing Co, occupandosi di incisioni e stampa serigrafica. Nel 1920 apre il suo studio fotografico al Greenwich Village, dove, a seguito di una commissione di Harper’s Bazaar per fotografare l’attrice Florence Reed, diviene in breve tempo una vera e propria firma delle riviste di moda. In pochi anni ritrarrà col suo inconfondibile stile alcune delle più grandi star del tempo, da Langston Hughes a Jean Cocteau, a Martha Graham.

L’incontro con Frida Kahlo avviene nel 1931, nella casa dell’allora marito di lei, il famoso artista Diego Rivera. Muray era diventato molto amico di Miguel Covarrubias, al tempo impiegato nella rivista Vanity Fair ed ex allievo proprio di Rivera. Dopo anni di profonda amicizia Covarrubias portò Muray in vacanza in Messico, presso l’abitazione del suo maestro. La Kahlo, ancora sconosciuta, si dichiarò subito al fotografo ungherese. Ebbe così inizio una storia d’amore, che proseguì a fasi alterne fino al 1954, anno della morte della pittrice messicana.
Il loro fu un connubio sentimentale e artistico unico. Muray sperimentava pioneristicamente la fotografia a colori fin dagli inizi della carriera e trovò nei variopinti lavori della Kahlo la sua ispirazione. Lei è il soggetto che Muray ha ritratto più volte nella sua vita, dando vita a scatti esemplari e famosi in tutto il mondo.
L’esposizione, realizzato da Navigare S.r.l. in collaborazione con il Ministero della Difesa, è patrocinato dalla Regione Lazio, Roma Capitale e dalla Ambasciata del Messico in Italia.