giovedì, 6 Marzo, 2025
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“Save whale” imponente opera di Moby Dick per salvare gli animali marini. A Roma il maxi murale tra i più grandi al mondo

La mia opera vuole essere un grido permanente, il cui eco si imprime nel paesaggio architettonico di Roma, perché siamo sull’orlo della catastrofe ambientale”

Moby Dick

Moby Dick, street artist di fama internazionale, da sempre impegnato per i diritti di animali e ambiente, ha appena realizzato “Save whale” un’opera d’arte che lascia un segno indelebile nello sky line della capitale, per dare voce al grido di aiuto degli animali marini.

La fama di Moby Dick ha da anni varcato i confini nazionali, portando questo street artista ad esporre nelle maggiori gallerie e nei più importanti musei del mondo, come il Karvitz Center di Manhattan, sempre con una missione: dare voce a chi non ha voce per difendersi, combattere per la salvezza di animali e ambiente, facendo dell’arte uno strumento attivo e sempre in prima linea. Le altre specie che abitano il pianeta, molte ancor prima dell’uomo, subiscono attacchi da ogni fronte per mano umana, ovunque si posi lo sguardo, si è costretti a fare i conti con l’immane mole di sofferenza che l’essere umano cagiona agli animali. Per questa ragione Moby Dick ha scelto, da quando ha iniziato a fare arte, di rinnovare quotidianamente il suo attivismo, armato di colori che diventano voce che scuote, sempre al fianco degli animali, non a caso, per la straordinarietà del suo talento e del suo impegno è stato definito dalla critica “Il Banksy degli animali”.

Il maxi murale

Nel cuore pulsante della città, in via Antonio Meucci, il murale, realizzato sulla facciata di un palazzo di diversi piani, ritrae una megattera di dimensioni naturali, sostenuta da Nettuno, Dio del mare, insieme a uno squalo bianco, che si rivolge alla statua di Antonio Meucci, inventore del telefono, perché raccolga il suo messaggio. L’Opera, per la sua imponenza, si inserisce a pieno titolo tra i primi maxi murales a livello internazionale, diventando il megafono architettonico di creature, la cui vita è costantemente sotto minaccia a causa dell’uomo. L’attività umana non risparmia nemmeno i più grandi cetacei, che soffrono in modo indicibile. Caccia, ricerche scientifiche, cambiamento climatico e inquinamento stanno provocando l’ineluttabile estinzione di queste specie animali.

“Realizzare quest’opera è stato per me un dovere e un onore. Se il dolore che questi animali subiscono per mano dell’uomo mi tormenta e la loro bellezza, la loro maestosità mi incanta, ho capito che era mio dovere gridarlo con i colori e mostrarlo agli occhi del mondo attraverso le restituzione artistica della loro dimensione e della loro magnificenza. Meucci invece è stato la mia ispirazione umana, perché capace di creare comunicazione superando le distanze, usando le vibrazioni. Proprio come fanno le balene. Questi animali ci chiedono aiuto e rispetto, il mio messaggio è la necessità di metterci in ascolto e rispondere con azioni di protezione e cura”. Con queste parole Moby Dick, ha spiegato il pensiero creativo di un’opera di denuncia contro la crudeltà umana verso animali e pianeta. Per il suo incessante attivismo personale e artistico, Moby Dick è stato insignito del titolo di “testimonial per la terra” dall’Earth Day.

Assistente dello street artist per la realizzazione del maxi murale è stato Diego Poggioni, mentre il progetto è stato realizzato con la collaborazione di due studi tecnici, F&D Studio Tecnico e BM Studio, con il supporto della consulenza dell’architetto Silvia Pepe.

I pericoli per gli animali

Le opere di Moby Dick obbligano le persone a posare lo sguardo su animali che, pur essendo lontani dagli occhi, non sono lontani dalla scelleratezza umana. “La plastica che tu usi una volta tortura gli animali per sempre” recita una precedente opera dell’artista, che spiega: “Tra le torture indicibili che subiscono gli squali ricordo lo spinnamento. Queste creature vengono pescate, mutilate della pinna, pregiata per i pescatori, e rigettate in mare, dove moriranno soffocate o predate. Le balene, i delfini, le focene, che vivono negli oceani da almeno cinquanta milioni di anni, sono a grave rischio di estinzione, a causa di caccia, inquinamento, urto con le navi e reti dei pescatori. Che diritto abbiamo di fare tutto questo? Finché avrò vita lotterò contro questa postura umana criminale e scellerata, perché oltre tutto suicidaria. Distruggere gli oceani vuol dire distruggere il pianeta”.

Nonostante fin dal 1946 la Convenzione Internazionale abbia istituito una Commissione balenaria internazionale con lo scopo di proteggere la specie e disciplinare la caccia commerciale, la mattanza non si ferma.

Nessuna norma, purtroppo ha il potere di far emergere la coscienza e quei sentimenti di cura e compassione che dovrebbero essere radice della natura umana, alle volte l’arte può compiere rivoluzioni interiori e culturali. Lo speriamo, lo vogliamo, gli animali e il pianeta non possono più aspettare.

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